Discussa, mitizzata, strumentalizzata, utilizzata come bandiera della supposta modernità dell’Occidente, fonte d’ispirazione per cinema e fumetti, ma che cos’è davvero la Rivoluzione Francese?
Ancient Régime
Tradotto in “Antico Regime” si tratta di un sistema politico e sociale che in Francia va dal Medioevo fino al XVIII secolo, basato su un sistema feudale e i privilegi di nobiltà e clero. Infatti spetta ai restanti cittadini, il cosiddetto Terzo Stato sostentare lo stato pagando le tasse. Il re governa per “diritto divino”, cioè facendo risalire la propria legittimità a governare direttamente da Dio.

Crisi economica
La Francia aveva spese economiche e la partecipazione a numerose guerre, l’ultima delle quali la partecipazione alla Guerra d’Indipendenza Americana accanto ai coloni americani, contribuiva a rendere le tasse alte e questo come visto gravava sul popolo e non riguardava i ceti più ricchi della popolazione, rendendo il peso fiscale ancora più gravoso. Accanto a questo problema si aggiunse il fatto che i raccolti del 1787 e 1788 furono particolarmente scarsi per le avverse condizioni metereologiche e questa scarsità fece salite i prezzi dei beni di prima necessità come il pane.
Gli Stati Generali
Su esempio degli organi di rappresentanza degli Stati Uniti d’America in seguito alla Rivoluzione Americana si cominciò a chiedere a gran voce un’assemblea capace di rappresentare l’intera Nazione. Si ebbero così gli Stati Generali, organo di rappresentanza per Nobiltà, Clero (uomini di Chiesa) e Terzo Stato (tutti gli altri inclusi imprenditori e commercianti, che potevano essere anche abbastanza benestanti, ma anche operai e contadini, solitamente molto poveri). Gli Stati Generali inizialmente si limitavano a esprimere un parere riguardo la tassazione del Paese. Intanto nell’aprile del 1789 artigiani e piccolo commercianti scesero in piazza per protestare. I motivi dello scontento del popolo francese vennero spiegati nei Cahiers de doléanches (“Quaderni delle lamentele”), i quaderni delle lamentele, che riguardavano i privilegi delle classi dominanti, l’eliminazione dell’assolutismo (il potere assoluto del Re), una riforma della fiscalità che distribuisse equamente il suo carico, la libertà di stampa e l’introduzione di una costituzione che ponesse limiti ai poteri del re.
Scoppio della Rivoluzione
Il Terzo Stato ottenne oltre due terzi dei posti ma si votava per “ordini” e questo permetteva Nobiltà e Clero di condurre sempre due punti a uno, così il Terzo Stato chiese che si conteggiasse “per testa”, cioè che a ogni singolo rappresentante spettasse un voto. Com’era prevedibile, il Re rifiutò questa richiesta perché clero e nobiltà potevano portare avanti i suoi interessi, imponendo la chiusura del salone in cui si tenevano le riunioni. I rappresentanti del Terzo Stato di tutta risposta continuarono i lavori per conto proprio riunendosi nel salone della pallacorda, sport antenato del tennis. In quello che passò alla Storia come il Giuramento della i deputati promisero solennemente di non disperdersi fino a quando non abbiano scritto una costituzione, finché il regno non avesse base costituzionale solida. Il passo successivo fu che i rappresentanti del Terzo Stato si proclamarono “Assemblea Nazionale”, sostenendo di essere loro gli unici legittimi rappresentanti dell’intero popolo francese. Alcuni membri del clero e della nobiltà, rivelandosi contrari alla monarchia assoluta, si riunirono al nuovo organo. A questo punto il re fu costretto a riconoscerne la legittimità, permettendole di riunirsi regolarmente. Questa passò così da Assemblea Nazionale a Assemblea Nazionale Costituente e i suoi membri più progressisti si misero all’opera per la stesura di una Costituzione, una nuova legge fondamentale dello Stato. A quel punto il re inviò le sue truppe a bloccare i lavori dell’Assemblea Nazionale Costituente. Questo atto di forza fu il detonatore della Rivoluzione, che esplose in tutta la sua veemenza. Migliaia di borghesi si riversarono nelle piazze di Parigi in difesa dei propri rappresentanti. Il re si fece difendere dalle sue forze armate, molte delle quali appartenevano alla Guardia Nazionale, corpo di recente costituzione. I ribelli, che comprendevano membri di tutto il popolo parigino, in tutta risposta occuparono la Bastiglia, la fortezza adibita anche a prigione di stato, per procurarsi delle armi. Era il 14 luglio 1789, data convenzionalmente riconosciuta come inizio della Rivoluzione Francese.
La rivolta si allarga
I contadini, che costituivano la stragrande maggioranza della popolazione francese, imbracciarono le armi e occuparono i castelli sia per distruggere luoghi che simboleggiavano l’antico ordine sociale, sia per bruciare i documenti che sancivano i privilegi signorili esercitati sulla popolazione, che permettevano ai signori di imporre i loro privilegi risalenti al Medioevo. Così il 4 agosto 1789, per sedare il furore popolare, si delibera l’abolizione della feudalità. Venne elaborato un documento nel quale si dichiarava l’abolizione dei pagamenti dei signori per l’utilizzo di strumenti per il lavoro come mulini e canali dei campi, vennero cancellati i retaggi medievali quali le decime (il dovere di versare al clero una parte del raccolto) e le corvées (le ore di lavoro obbligatorio non pagato nei possedimenti del re). Vengono cancellate immunità fiscali e privilegi e viene dato libero accesso a tutti i cittadini alle cariche ecclesiastiche civili e militari e agli impieghi pubblici.
La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino
L’Assemblea Nazionale Costituente successivamente approvò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Venivano stabiliti alcuni diritti, ritenuti fondamentali dell’uomo e che nessuno poteva violare, incluso il re. Si tratta dei diritti di libertà politica, religiosa, di pensiero, di associazione e di proprietà. Tutti erano uguali di fronte alla legge e questo, su carta, non li rendeva più sudditi ma cittadini, quanto la sovranità spetta al popolo. La monarchia assoluta veniva così destituita secondo il principio per cui “ogni sovranità risiede nella nazione”. Il motto della rivoluzione francese riassume i principi della Dichiarazione: “Liberté, Egalité, Fraternité” (“Libertà, Uguaglianza, Fratellanza”).
Contro il clero
Per finanziare lo stato l’Assemblea Nazionale tramite decreto stabilì la vendita dei beni ecclesiastici e inoltre sancì che i parroci e i vescovi dovevano essere eletti dai fedeli tramite assemblee pubbliche. Metà del clero francese giurò fedeltà alla Costituzione, l’altra metà di rifiutò. Successivamente si arrivò a riformare il calendario per evitare qualsiasi riferimento religioso, a chiudere chiese oppure consacrarle alla Dea Ragione. Questo non mancò di provocare notevoli divisioni.
Una monarchia costituzionale
L’Assemblea Nazionale Costituente terminò i suoi lavori nel 1791 promulgando una nuova Costituzione con cui la Francia diventava una monarchia costituzionale, sancendo la separazione dei tre poteri: esecutivo, legislativo e giudiziario. Il re poteva nominare i Ministri e sospendere una legge ma per non più di quattro anni. D’altra parte il sovrano non aveva il diritto di sciogliere l’Assemblea, dichiarare guerra e firmare trattati di pace. Il diritto di voto era riconosciuto a tutti i cittadini maschi sopra i 25 anni d’età e che pagavano ingenti tasse.
Le divisioni politiche
I Giacobini erano i più rivoluzionari, favorevoli alla repubblica. Il loro leader era Maximilien Robespierre, che sarebbe poi diventato l’uomo-simbolo della Rivoluzione Francese accentrando un grande potere.
I Girondini, più moderati rispetto ai Giacobini, erano anche loro favorevoli alla repubblica, inoltre volevano rendere la Francia uno Stato federale.
I Foglianti, erano i più moderati tanto da essere ancora favorevoli al re, erano per mantenere una monarchia costituzionale.
Oltre a loro prendeva piede il movimento dei Sanculotti (coloro che non portavano le culottes, i tipici pantaloni sotto il ginocchio regolarmente indossati dalla nobiltà e dall’alta borghesia), gruppo costituito da artigiani e piccoli commercianti. Contrari alla monarchia, si battevano per un contenimento del prezzo dei beni di prima necessità.

Il Re in fuga
Timoroso di perdere quel che rimaneva del suo potere, Re Luigi XVI si diede alla fuga all’estero, intenzionato a chiedere aiuto ai nobili dei Paesi vicini. Prima di attraversare il confine con il Belgio venne riconosciuto e bloccato. L’Assemblea non lo punì ma in cambio ottenne che il monarca accettò di giurare fedeltà alla Costituzione. Intanto, timorosi che gli ideali rivoluzionari travalicassero i confini francesi, i monarchi di molte potenze europee dichiararono guerra alla Francia. Vincere contro gli avversari significava per i rivoluzionari difendere i propri ideali, mentre il re sperava in una sconfitta della Francia, così da poi poter essere di nuovo investito dei pieni poteri.
La nascita della Repubblica
A Parigi il popolo si riversò nelle piazze chiedendo a gran voce la Repubblica. Sul fronte internazionale l’esercito francese ottenne un’importante vittoria a Valmy, a cui fecero seguito altri successi. La Convenzione Nazionale dichiarò la repubblica del 1792 e processò il re per alto tradimento. Nel processo emersero dei carteggi tra il sovrano, dei nobili fuggiti all’estero e esponenti di Paesi stranieri in guerra con la Francia. Il re ricevette così la pena capitale, ucciso con la ghigliottina.
Una nuova Costituzione
La nuova Costituzione del 1793 stabilì che la nuova Assemblea Legislativa venisse eletta annualmente e fosse a suffragio universale maschile, cioè che tutti i cittadini uomini maggiorenni avessero diritto al voto. Il testo, che riprendeva esplicitamente gli ideali illuministi era straordinariamente moderno e affermava il diritto al lavoro, all’assistenza, all’istruzione e anche all’insurrezione. Essa dichiarava che il “fine della società era la felicità comune”. Tuttavia essa non venne mai applicata.
La Guerra Civile
I Giacobini e i Girondini si combatterono in battaglia nella regione della Vandea, nel Nord-Ovest del Paese. I Giacobini vinsero e imposero la loro linea più radicale.
Il Comitato della Salute Pubblica
Il popolo chiese di abbassare i prezzi di beni di prima necessità come il pane, così la Convenzione Nazionale fissò il prezzo del grano e dei generi alimentari. La Convenzione Nazionale concesse ambi poteri a un nuovo organo: il comitato della salute pubblica. Esso fece ghigliottinare anche la regina e instaurò un clima di tensione dove molti vennero condannati a morte, tra cui due tra i principali fautori della Rivoluzione: Marat e Danton.

Il Grande Terrore
Queste uccisioni eccellenti furono l’inizio di un periodo ancora più sanguinario: nacque un nuovo organo: il Tribunale Rivoluzionario, che, in nome dei ideali della Rivoluzione emise centinaia di pene capitali. Robespierre fece approvare la Legge dei Sospetti, con cui qualsiasi sospettato poteva essere condannato e giustiziato. parallelamente gli invasori stranieri venivano definitivamente sconfitti a Fleurus, così la minaccia di un Paese occupato veniva dissolta.
La Fine di Robespierre
Robespierre era ormai da tempo l’uomo più potente di Francia ma tutto il paese era stufo dei suoi metodi estremi e voleva tornare alla pace. La Convenzione decretò il suo arresto, insieme a quello dei suoi collaboratori: tutti quanti vennero decapitati. Chi di spada ferisce di spada perisce.
Una nuova Costituzione moderata
Si aprì un nuovo periodo chiamato Termidoro in cui si arrivò a una linea moderata favorevole alla borghesia. I moderati si vendicarono degli spargimenti di sangue del “Terrore”, scatenando un’ultima fase di uccisioni vendicandosi dei rivoluzionari. Neanche il socialista e anarchico (i socialisti sono coloro che vogliono ridurre le disuguaglianze sociali mentre gli anarchici vogliono cancellare qualsiasi gerarchia) François-Noël Babeuf venne risparmiato. La sua “Congiura degli Uguali” tentò di abolire la proprietà privata ed eliminare ogni differenza di ricchezza tra i cittadini ma fallì e anche lui venne ghigliottinato.
Il nuovo ordinamento affidava il potere esecutivo a un Direttorio composto di cinque elementi. Il potere legislativo era diviso tra due camere: il Consiglio dei Cinquecento, che proponeva le leggi, e il Consiglio degli Anziani, che doveva approvarle o bocciarle.
Un importante e complesso periodo storico
La Rivoluzione Francese è strettamente legata agli ideali dell’Illuminismo: la fiducia nella ragione, la volontà di rendere laico lo Stato, cioè svincolato da qualsiasi confessione religiosa sono concetti strettamente legati a quel movimento culturale, filosofico e politico. La crisi economica dello Stato francese, dovuta alle spese militari per sostenere le guerre utili a rafforzare il ruolo internazionale del paese, unita alle avversità climatiche e ambientali che hanno reso pessimi i risultati del raccolto per due anni consecutivi, causando scarsità di beni di prima necessità e facendo conseguentemente aumentare i prezzi, sono state il detonatore per il concretizzarsi di idee fortemente di rottura rispetto al passato che come già visto circolavano già da tempo. La volontà di limitare o eliminare l’autorità del re sono anch’essi concetti illuministi che sono già stati applicati nelle precedenti Rivoluzioni Inglese e Americana. Il re, che fino a quel momento dichiarava di regnare per diritto assegnatogli nientemeno che da Dio, viene addirittura ucciso in pubblica piazza, com’era già accaduto nella Rivoluzione Inglese. La Rivoluzione Francese segna la fine dei vecchi privilegi della nobiltà retaggio del Medioevo, sancendo la conclusione del cosiddetto Ancient Regime. Il 1789, data della Presa della Bastiglia, è convenzionalmente considerato data di passaggio dall’Età Moderna all’Età Contemporanea perché durante la Rivoluzione per la prima volta viene sancita la pari dignità di qualsiasi uomo, che smette di essere definito suddito del re di turno ma cittadino con diritti e doveri. Questo evento tuttavia ha avuto un altissimo prezzo a livello di vite umane, dimostrandosi come l’ennesima dimostrazione della crudeltà di cui purtroppo sa essere capace l’uomo. La Rivoluzione Francese ha visto la partecipazione di tutte le classi sociali della società francese, compresi contadini e operai, che in realtà hanno concretamente continuato ad avere una posizione subalterna. Tuttavia, nonostante i grandi guadagni di diritti comunque ottenuti dalle masse, la Rivoluzione Francese resta l’evento con cui la classe emergente della borghesia ha mosso il tuo attacco decisivo per togliere il dominio della società alle due classi che l’hanno detenuto per secoli: la nobiltà e l’alto clero. Si tratta di un avvenimento storico, a volte propagandisticamente romanzato, e che merita la dovuta attenzione se lo si vuole inquadrare e comprendere nella maniera più corretta. La Rivoluzione Francese si può quindi definire essenzialmente un evento borghese, i liberi professionisti che per secoli si sono arricchiti e hanno visto accrescere la propria ricchezza, coronando il loro percorso di affermazione. È comunque indubbio che la Rivoluzione Francese resta uno degli eventi più importanti della Storia: la grande lezione della definizione di diritti reputati inalienabili (cioè che non possono essere tolti) che per la prima volta sono stati riconosciuti a tutte le persone costituisce un passaggio epocale, tuttavia occorre ricordare che in realtà non si tratta di diritti conquistati una volta per tutte: si tratta di diritti da conquistare giorno per giorno perché sono perennemente minacciati.
