Australia e Nuova Zelanda, considerate due dei Paesi più avanzati al mondo, sono state sempre molto precoci e recettive per sperimentare su scala nazionale il regime autoritario e lo stato di polizia secondo modelli dittatoriali di estrema destra. Facendo un po’ il punto: armi da fuoco vietate, la recente censura della rivista “New Dawn” , o dichiarazioni fatte da molti personaggi del mondo contro coloro che diffidano del vaccino o che quantomeno denunciano misure di contenimento anti-democratiche, perfino attori, intellettuali e persone prominenti che si sono esposte al punto di proporre di dare la caccia ai non vaccinati – come disse il primo ministro della Nuova Zelanda – o “stanarli casa per casa” , un atteggiamento del tutto analogo ad altri in giro per il mondo in un circo mediatico al quale l’italia non si è affatto sottratta. Anche il presidente regionale dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini usò l’espressione “stanarli casa per casa” , così come Alessandro Gasman incoraggiava la delazione e lo spionaggio nelle case dei cittadini. Cose che francamente risulta difficili dimenticare.
Ultimamente si è riparlato di questo problema soprattutto a riguardo della Nuova Zelanda. C’è un’interessante correlazione in Nuova Zelanda tra il divieto delle armi semiautomatiche, i suoi blocchi Covid-19 e la recentissima censura di una popolare rivista di notizie chiamata “New Dawn”, un fatto che sembra ricreare il tentativo di instaurare la dittatura come nei tempi di inizio emergenza. Lo sforzo prodotto del potere costituito di questo stato consiste – pare – nello sperimentare uno stato di polizia e una dittatura scientista-totalitaria ed è così aperto e visibile al punto di essere ormai incontestabile, oltre che radicato nel tempo della storia recente, perfino in fasi pre-pandemiche non sospette.
Come ben sappiamo, la Nuova Zelanda impose il divieto pressocchè totale di tutte le armi semiautomatiche dopo quello che è stato definito un attacco terroristico avvenuto nella sparatoria alla moschea nella zona di Christchurch, atto terroristico ritenuto di matrice islamofoba di cui fu accusato Brenton Tarrant, presentato dai media come fascista, suprematista e anti-islamico. Tuttavia nella questione dell’attacco alla moschea si trovano vistose anomalie, tra le quali una riguardante il video che è stato considerato illegale al punto che chiunque lo avesse visto o scaricato sarebbe stato perseguito. Appare davvero un gesto estremo.
È piuttosto lecito chiedersi perché è illegale o quantomeno così grave guardare un video basato su uno degli attacchi terroristici più devastanti nella storia della Nuova Zelanda, e la questione del “turbare le sensibilità” regge davvero poco.
Molti, tra i quali anche Silent Crow News e la sua firma principale Timothy Alexander Guzman, ipotizzano che forse le autorità non volevano che il pubblico vedesse il video poichè questo avrebbe potuto portare alla conclusione che il massacro fosse un’ovvia operazione sotto una “False Flag” con lo scopo di arrivare a vietare ai cittadini di avere armi da fuoco legali in loro possesso, e forse, si potrebbe aggiungere, che atti come vietare alle testate giornalistiche alternative di esporre come si stava apparecchiando la tavola; la corruzione del governo e le sue continue bugie sulla sicurezza dei vaccini per il Covid-19, potrebbero esser visti come l’inizio di uno stato dittatoriale in perenne azione di controllo e censura.
Reuters pubblicò nel marzo 2019 che la Nuova Zelanda era intenzionata a vietare le armi semiautomatiche di tipo militare utilizzate nel massacro della moschea aggiungendo che il procedimento sarebbe stato esteso anche ai fucili semiautomatici (e ai fucili d’assalto di tipo militare) in base alle nuove leggi sulle armi, questo a seguito dell’uccisione di 50 persone nella sua peggiore sparatoria di massa, cosa che è stata ulteriormente ribadita qualche giorno fa dal primo ministro Chris Hopkins, subentrato di recente alla uscente Jacinda Ardern. Giusto per dare qualche dato, La Nuova Zelanda è un Paese con meno di 5 milioni di abitanti, possiede circa 1,2-1,5 milioni di armi da fuoco, di cui circa 13.500 armi di tipo MSSA, un aspetto che stride con l’iiagine edulcorata che spesso viene fornita. La maggior parte degli agricoltori possiede pistole e la caccia ad animali come cervi e cinghiali è piuttosto diffusa. I numerosi gun club e poligoni sono distribuiti in tutto il Paese. Ciò ha creato una potente lobby che ha ostacolato i precedenti tentativi di inasprire le leggi sulle armi. Gli agricoltori federati, che rappresentano a loro migliaia di agricoltori, hanno affermato di sostenere le nuove leggi:
“Ciò non sarà popolare tra alcuni dei nostri membri ma… crediamo che questa sia l’unica soluzione praticabile” Miles Anderson
L’autore T.J. Coles ha presentato il caso nel numero speciale Vol. 16 n. 6 della rivista New Dawn in un articolo intitolato “La strana storia di Brenton Tarrant” dove viene descritto il background di Tarrant e del suo successo con le criptovalute durante i suoi viaggi in giro per il mondo, tra cui l’America Latina, l’Europa, Corea del Nord e persino Ucraina. Mentre era in Ucraina, Coles ha affermato che “Elementi del gruppo ucraino neonazista e l’Organizzazione per la difesa nazionale (Carpathian Sich), avrebbero tradotto il manifesto della supremazia bianca di Tarrant, The Great Replacement”. Tarrant avrebbe inviato copie del suo manifesto ai funzionari governativi in Nuova Zelanda e ai media. Circa venti minuti prima della sparatoria, Tarrant (o presunto) ha pubblicato sul forum online 8chan il suo piano per trasmettere in streaming il massacro”.
La descrizione della sparatoria è stata la seguente:
È stato riferito che intorno alle 13:40 ora locale, Tarrant è entrato nella moschea di Al Noor, uccidendo 42 persone. Dopo essere uscito, Tarrant avrebbe sparato a un’altra persona sul marciapiede prima di guidare verso la moschea di Linwood, a quel punto il live streaming sarebbe stato interrotto. La polizia ha arrestato Tarrant prima che potesse continuare il suo piano di “sparare” ad altri fedeli alla moschea di Ashburton. Coles spiega gli eventi che hanno portato le autorità della Nuova Zelanda a vietare il video dell’omicidio. I social media hanno adottato misure coordinate senza precedenti per sopprimere i caricamenti del video dell’omicidio. In poche ore, il forum Internet globale per contrastare il terrorismo ha trovato 800 diverse versioni del video. I video sono orribilmente pixelati per la GoPro solitamente di alta qualità. Mostrano mucchi di cadaveri prima ancora che Tarrant fosse entrato in alcune aree della moschea. I movimenti delle persone raffigurate sono incredibilmente veloci […] Il massacro è stato un vero evento condotto da forze speciali, ma il video è falso e progettato per far sembrare un singolo assassino?” […] “Con l’eccezione dell’uomo che avrebbe detto a Tarrant: << Benvenuto fratello >> , non si può distinguere alcuna identità facciale, oltre a quella di Tarrant”.
Coles ha collegato tutti i punti che convergono su un fatto abbastanza singolare e il primo punto è Stephen Millar che è stato arrestato e “disarmato” fuori dal liceo Papanui con indosso la divisa da combattimento, ma qui è dove la storia diventa strana. Il Daily Mail ha riportato:
“La polizia ha rilasciato Millar che aveva preso una pistola come protezione quando è andato a prendere i suoi figli a scuola“
Questo – come descritto dallo stesso Coles – porta ad un’altra connessione: Uno dei sopravvissuti alla Moschea Noor, Adrian Wright, ha detto di aver usato il suo addestramento in Marina per affrontare Tarrant. Wright risulta essere un ufficiale di coperta che aveva lavorato per delle società di sicurezza marittima private. La presenza di un esperto di sicurezza marittima stabilisce lo schema continuato nella sparatoria alla moschea di Bærum (Norvegia), presumibilmente da parte di Phillip Manshaus, il cui massacro sarebbe stato impedito da un fedele, Mohammed Rafiq, che sembra essere un ex militare dell’aeronautica pakistana. Il tutto sembra piuttosto sospetto.
Il governo sembra voler approfittare di questi tragici fatti per vietare armi semiautomatiche e altre armi da fuoco in modo che i cittadini rispettosi della legge della Nuova Zelanda non possano difendersi da un futuro governo tirannico sotto l’occhio vigile del “World Economic Forum” (WEF) e questo diventa inquietante se si crea una ulteriore convergenza con i fatti simili negli Stati Uniti, ossia La strage di Buffalo e quella di Highland Park, quest’ultima opera di Eugen Robert Crimo III, entrambe utilizzate da Biden per contrastare la lobby delle armi interna che è rivale di quella globale. Dopo i fatti terroristici in Nuova Zelanda c’è la stata la diffusione della pandemia, sono iniziate le istanze della “quarantena alberghiera” di fatto simili a dei Lager; numerose manovre anti-democratiche come l’arresto di una donna per un post di protesta su un social, senza contare gli ormai incontabili enti “contro la disinformazione” che a dire il vero, sono presenti anche qui, sia quelli incoraggiati da Liliana Segre recentemente sia altri come Open di Enrico Mentana. A tutti i giornalisti e le testate censurate e screditate ora si aggiunge la rivista New Dawn particolarmente presa di mira dopo un inchiesta che mette in discussione una narrazione scricchiolante. Di recente T.J. Coles ha raccontato la sua storia al commentatore radiofonico Patrick Henningsen (anch’esso bannato da Twitter), sottolineando che l’edizione cartacea di New Dawn Magazine è bannata da tutte le librerie. A questo proposito è utile ricordare la legge contro i “contenuti pericolosi” che il governo della Nuova Zelanda ha imposto nel 2020 , che tuttavia è stata affossata a causa della reazione popolare, ma sono numerosi i tentativi di istituire enti contro “la disinformazione” che in realtà cercano soltanto di contrastare il legittimo dissenso.
Riferimenti