L’eredità dell’Antica Roma

L’eredità dell’Antica Roma

Roma antica ha lasciato un’eredità materiale, culturale e spirituale che riguarda non solo l’Italia e gli altri paesi di lingua latina ma tutto l’Occidente e questa interessa non solo gli elementi più noti ma anche molteplici aspetti che ritroviamo del mondo di oggi.

Inquadrare la questione

Quando si parla di ciò che ha reso grande Roma si pensa alle conquiste e viene alla mente la mappa che mostra la massima espansione territoriale dell’Impero nel nel 117 dopo Cristo sotto Traiano, considerato uno dei migliori governanti che ebbe la Città Eterna. Effettivamente si tratta di un’estensione territoriale impressionante che va, da Occidente a Oriente dal Marocco all’Iraq, da Nord a Sud dalla Scozia all’Egitto. Territori da climi e ambienti diversi, abitati da molteplici popolazioni. Tuttavia il dominio dell’Impero romano, per quanto straordinariamente esteso, non fu territorialmente il più ampio della Storia.

Dove sta allora la grandezza di Roma Antica?

Impero Romano nella massima espansione
Impero Romano nella massima espansione

La lingua

Il latino, apprezzato per la chiarezza e precisione, è stato almeno fino al XVIII secolo la lingua internazionale della cultura e della scienza. L’italiano, il francese, lo spagnolo, il portoghese e il romeno sono lingue neolatine. L’inglese, che attualmente è la lingua franca internazionale, appartiene alla famiglia germanica ma è pesantemente influenzata dal latino a cui deve almeno il 60% del lessico. 

Le unità di misura e la guida

Le unità di misura del sistema imperiale britannico che ricordano gli arti umani, i piedi e pollici, prendono il nome da quelle romane. Anche la guida a sinistra utilizzata nel Regno Unito e nei Paesi del Commonwealth continua l’usanza di far circolare i carri a sinistra portata in Gran Bretagna proprio dalla conquista romana.

Il diritto

Il sistema giuridico romano è alla base degli ordinamenti giuridici di tutti quei Paesi che ricorrono al Civil Law, il modello giuridico più difuso al mondo. Anche il Common Law, il sistema giuridico utilizzato dai paesi di Lingua inglese, ha a che fare con l’Antica Roma. Questo perché, durante la colonizzazione dei territori britannici, i Romani imponevano ai popoli sottomessi il loro diritto, tramandato oralmente. Di conseguenza, in caso di dispute legali, i pretori decretavano basandosi su casi precedenti, non potendo consultare alcuna legislazione scritta. Tale modus operandi restò in vigore anche con l’arrivo dei Normanni, quando l’Impero Romano d’Occidente era ormai caduto.

Sanità pubblica

 

La prima forma di sanità pubblicaassistenza nacque a Roma con il Principato di Ottaviano Augusto. l’impulso iniziale, similmente a quanto accade spesso per le innovazioni tecnologiche, è stato il rinnovamento dell’esercito.  Vennero fatti costruire degli ospedali militari lungo i confini, mentre nacque la figura del miles medicus, il medico militare. Per ovvie ragioni i medici ebbero modo di sviluppare esperienza nel campo delle operazioni chirurgiche. I valetudinarium, così si chiamavo questi nosocomi militari, erado dotati di una struttura piuttosto simile ai moderni ospedali: c’erano camere per la degenza e vere e proprie sale operatorie. Le corsie dividevano le stanze e l’acqua potabile era sempre a disposizione. Da questo impulso prese il via un servizio medico pubblico inizialmente rivolto a categorie specifiche poi presto esteso a tutta la popolazione. Successivamente Antonino Pio decretò che ogni città dovesse dotarsi di un numero prestabilito di archiatri populares, medici stipendiati dallo stato che dovevano erogare cure gratuite alla popolazione, incluso chi non poteva permettersele. Per la prima volta la sanità pubblica divenne un valore universale.

Lo stato sociale

Ogni cittadino aveva diritto a una vita dignitosa e lo stato si occupava della distribuzione gratuita di alimenti per i meno abbienti tra la popolazione. Nel 58 a.C.  la lex Clodia frumentaria, su proposta del tribuno della plebe Gaio Sempronio Gracco, impose la distribuzione gratuita di grano al popolo. A partire da quel momento, lo Stato si sarebbe fatto carico di tutte le spese per l’alimentazione della plebe romana. Gli Alimenta, ideati da Nerva e applicati da Traiano, potevano essere considerati delle misure finalizzate a sostenere la natalità, quindi antesignani degli attuali assegni di natalità.

 

Tutela dell’ambiente e partecipazione alla cosa pubblica

 

Valore imprescindibile per i Romani fin dalle origini era la Salubritas, la salubrità dei luoghi. Chi non rispettava l’ambiente  andava incontro agli Interdicta, sanzioni amministrative urgenti rivolte con tro chi si è reo di atti lesivi nei confronti di un bene pubblico o privato. Dalle sentenze emerge l’attenzione all mantenimento di buone condizione di fiumi e foreste e al contrasto delle emissioni inquinati di botteghe  e officine. L’attenzione al buon funzionamento degli acquedotti e della rete fognaria è nota. L’actio popularis era un diritto in possesso di ogni cittadino, che si presentava come portatore di un’interesse pubblico. Egli poteva prendere iniziativa per fermare gli abusi sul territorio, bene collettivo della cittadinanza. Nel pieno dell’impero il cittadino non era un semplice suddito ma un membro attivo della società che faceva sentire la sua voce. L’ambiente è un bene comune e la sua tutela può scavalcare la cattiva gestione e la corruzione dei governanti, permettendo quindi l’intervento diretto dei cittadini. Significativamente tra le poche rivolte popolari della Storia in cui i manifestanti riuscirono a far valere i propri diritti ci furono proprio le Secessio Plebis con cui le masse riuscirono a strappare molte concessioni ai Patrizi.     

 

La tolleranza

Roma riconosceva le eccellenze e le faceva proprie, senza pregiudizi. C’era libertà di culto a patto che venivano onorati anche gli dei romani, intesa come prova della fedeltà allo stato romano. Gli schiavi lavoravano un numero limitato di ore e potevano affrancarsi della loro condizione acquisendo la libertà. Quando oggi si parla di inclusività in modo forzoso e spesso ipocrita  in quella società poteva dire che i pregiudizi solitamente non avevano diritto di cittadinanza.

 

Infrastrutture

 

“La grandezza dell’impero romano si rivela mirabilmente in tre cose: gli acquedotti, le strade, le fognature”, parola dello storico greco Dionigi d’Alicarnasso nel I secolo aC. 

Gli acquedotti trasportavano milioni di metri cubi di acqua potabile al giorno mediante i celebri archi che portavano le condotte mediante fistole in terracotta o ricorrendo a  piccoli canali impermeabili che conducevano il liquido in cisterne che rifornivano le case private, le officine, gli ospedali, le terme, i canali e le fontane. Un’efficiente rete fognaria fu altrettanto importante e la prima fu costruita addirittura prima della Repubblica: la Cloaca Maxima

Tutte le strade portano a Roma è un detto che rende l’idea dello straordinario sviluppo delle vie di comunicazione terrestri che ebbe Roma. Le strade erano in gran parte lastricate e arrivavano all’estensione di 100.000 km. Molte antiche strade consolari sono in uso ancora oggi: Aurelia, Cassia, Flaminia, Salaria, Tiburtina, Casilina, Appia, Emilia, Postumia, Capua-Regium, Nomentana e Prenestina sono vie fondamentali nel tessuto stradale dell’Italia.

 

Strade romane in Italia
Strade romane in Italia

Lungo le principali vie di comunicazione esistevano le mansiones, punti di ristoro e pernottamento di proroietà statale. Le cauponae e le tabernaie erano ostelli e locande private dove i viaggiatori potevano mangiare e riposarsi. Nelle mutationes inoltre si poteva mangiare, ma anche far riparare il proprio carro e curare i propri cavalli. Queste strutture sono insomma gli antesignani delle stazioni di servizio. Le costruzioni e ponti romani sembrano poter sfidare il tempo. Se sono tristemente giunti alle pagine della cronaca notizie di ponti crollati dopo appena mezzo secolo dalla loro costruzione, esistono ponti romani ancora in buona condizione. Stavolta si tratta di un’eredità non raccolta perché in un’epoca dominata dalla tecnologia come quella contemporanea non si è più in grado di realizzare opere così resistenti. Gli antichi hanno ancora da insegnare ai moderni e l’archeologia e le lettere classiche potrebbero quindi dare nuovo impulso alle tecniche urbanistiche se si riuscisse a recuperare nel dettaglio questo metodo. Secondo uno studio del Massachusetts Institute of Technology la presenza di frammenti porosi di calce consentirebbero alla malta di  rigenerarsi nel tempo grazie all’azione dell’acqua, permettendo così al cemento di rimanere compatto. 

 

Uniti si vince

I Romani insegnano che una società compatta e unità è una società forte, prospera e sana. Roma, nonostante i numerorsi conflitti intestini narrati dalla Storia, fu pressoché invincibile finché rimase compatta. Il fascio littorio era un insieme di bastoni legati insieme da una striscia di cuoio teuta dai littori, le scorte delle autorità politiche e militari. Esso rappresentava proprio questo: i singoli legni sono facilmente spezzabili se presi uno per uno ma quando diventano un blocco unico diventano particolarmente resistenti. La scure legata insieme ai bastoni rappresenta invece il potere di vita e di morte della magistratura sui condannati romani. I principali varori erano la fides, la pietas, la la maiestatis, la virtus e la gravitas, che grossomodo possono essere tuttora  essere considerati i pilastri che dovrebbero tenere unita la società civile, almeno idealmente. La fides era la fede, da non confondere con quella del credo religioso,  il poter confidare sulla parola data senza contratti né testimoni. Nel diritto romano questo valore rivestiva un ruolo fondamentale  nel caso di tradimento: la persona lesa aveva quindi facoltà di intentare una causa contro l’altra per mancata lealtà. La pietas era la devozione, il dovere di protezione e il rispetto dovuto agli dèi, alla patria e agli uomini in generale, in modo particolare nei confronti dei genitori, dei parenti e degli schiavi. Essa richiedeva un’osservanza interiore della rettitudine della persona. La maiestas indicava la dignità dello stato come rappresentante del popolo, valore che di cui, con il tracollo della Repubblica, poi fu designato portatore l’imperatore. Da ciò deriva il reato di lesa maiestatis, ovvero un crimine verso lo stato per coloro che compivano crimini nei confronti delle istituzioni o deturpavano beni e opere pubblici. Questo valore portava con sé  anche il significato della grandezza di un popolo, cioè l’essere fieri di appartenere al popolo romano, come il migliore perché superiore agli altri per civiltà, cultura e costumi.  Il concetto di virtus, che ha come radice il termine latino vir (uomo) costituiva l’ideale del vero uomo romano. Essa indicava forza consapevole e perseverante per cui l’individuo opera al conseguimento di un fine, designava anche il valore in battaglia dell’eroe e del guerriero al servizio di Roma. La gravitas corrispondeva al rispetto della tradizione, alla serietà, alla dignità e all’autocontrollo e ricorda il concetto di temperanza. Questa disciplinata padronanza di sé doveva essere dimostrata dal buon romano di fronte a qualsiasi avversità.

La virtus che doveva avere il condottiero romano
La virtus che doveva avere il condottiero romano

 

Il simbolo del fascio littorio in Italia è macchiato di stigma politico perché associato al Fascismo ma all’stero è ampiamente utilizzato. Esso compare infatti nelle rappresentazioni istituzionali degli Stati Uniti d’America: è presente nel Lincoln Memorial e sul sigillo ufficiale del Senato mentre nella Camera dei rappresentanti ben due fasci littori sono incastonati nel muro. In Francia il fascio ha fatto parte dell’emblema presidenziale  e continua  a comparire anche nel sigillo che rappresenta la Francia alla sede dell’ONU. Questo elemento è presente anche nello stemma del Camerun, in quello della polizia norvegese e in quelli di molte istituzioni locali come lo Stato del Colorado negli USA, nonché alcuni comuni europei in Francia, Germania e Svizzera.  Nonostante il pregiudizio verso questo simbolo che invece è moto più antico e travalica questo tipo di connotazioni politiche, tre piccoli comuni italiani non hanno rinunciato ad utilizzarlo nel loro stemma: Isorella, Battaglia Terme e Majano, rispettivamente in Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Addirittura lo stemma di Cuba, Paese che notoriamente adotta un sistema politico che si dichiara comunista, adotta un fascio littorio, nel suo caso sormontato da un berretto frigio simbolo della rivoluzione. Il tracollo dell’Antichità potrebbe essere identificato con la dissoluzione del collante sociale dei valori che tenevano unito il popolo romano, proprio come simboleggiato dal fascio littorio, avvenuta definitivamente in seguito alla Battaglia di Ponte Milvio del 312 dC.

Statua del politico e generale romano con il fascio littorioa Cincinnati nell'Ohio (USA), città che gli deve il nome
Statua del politico e generale romano con il fascio littorioa Cincinnati nell’Ohio (USA), città che gli deve il nome

Il ruolo della cultura

La mentalità romana è spesso associata a grande pragmatismo, efficiente organizzazione e straordinarie capacità militari. Accanto a questi aspetti molto concreti c’era una spiccata importanza data alla cultura. I Romani, assimilarono l’esperienza dei popoli inizialmente più raffinati con cui entrarono in contratto, soprattutto Etruschi e Greci. Orazio nelle sue Epistole scrisse “Gaecia capta faerum vincitorem cepit”: Roma conquistò con le armi la Grecia ma questa conquistò Roma con la cultura. I Romani comprendevano l’importanza di imparare da chi ne sapeva di più e fare poi proprio quel sapere. Il termine mecenatismo, il sostegno alle attività artistiche e culturali in genere, prese il nome da Mecenate, consigliere di Ottaviano Augusto, il quale comprese la loro importanza per tenere unito e prospero un grande impero. Un uomo politico romano doveva essere sia allenato a  combattere sia una persona colta. Giulio Cesare raccontò il prima persona le sue gesta nel De Bello Gallico e nel De Bello Civili, due capolavori della storiografia. Marco Aurelio, passato alla Storia come l’imperatore filosofo, fu, con la raccolta Colloqui con se stesso,  l’ultimo grande esponente dello Stoicismo. Il concetto di cura e di equilibrio di mente e corpo, da intendere come due elementi strettamente collegati e reciprocamente interdipendenti, che si tenta di recuperare attingendo alle filosofie orientali, in Occidente affonda le sue radici anche dal principio della “Mens Sana in Corpore Sano”, riassunto in questa espressione proverbiale utilizzata da Giovenale nelle sue Satire.  Occorre ricordare che la società romana, pur nelle sue imperfezioni, consentiva un’invidiabile libertà di espressione. “Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant” (dove fanno il deserto la chiamano pace) è una non troppo velata critica all’imperialismo bellico romano che Tacito fa pronunciare al capo caledone Calgaco nel suo De vita et moribus Iulii Agricolae, opera tuttavia scritta per esaltare quello che era il suocero, che fu protagonista della conquista e della completa pacificazione della Britannia. In un mondo dove la depredazione e la sopraffazione senza scrupoli erano affare usuale, l’ordine di Roma costituiva un baluardo a cui molti preferivano aggrapparsi. Significativo risulta il fatto che proprio i popoli della Britannia, a prova del loro senso di attaccamento e del loro sentimento di appartenenza, chiesero aiuto all’Impero contro gli Angli e i Sassoni, dopo che Roma aveva già ritirato le sue legioni dall’isola. 

Un’eredità contesa

L’Italia ospita Roma e possiede la maggioranza del patrimonio archeologico risalente a questa grande civiltà. Linguisticamente i suoi eredi culturali possono essere identificati nei parlanti neolatini che, con la colonizzazione e la scoperta del Nuovo Mondo, si trovano anche nelle Americhe. Tuttavia, come già visto, il suo imponente lascito non si limita soltanto a un fattore di ascendenza idiomatica. L’impero, esteso su tutto il bacino del Mar Mediterraneo e su buona parte dell’Europa, ha ovunque fondato città e lasciato reperti e rovine a testimonianza del suo passaggio. Alcune delle più importanti capitali europee, come Londra e Parigi sono stato state fondate dai Romani. Anche Bonn, la vecchia capitale della Germania Ovest prima della riunificazione del Paese, ha origini romane. Il termine tedesco “Kaiser” e quello russo “Zar” derivano da Cesare, considerato il condottiero per antonomasia. Mosca, capitale della Russia, ha assunto il nome di “Terza Roma”, dopo quella originale e Costantinopoli. Roma è diventata un esempio e un metro di paragone. L’aquila, rappresentazione di Giove e quindi dello stato romano di cui era idealmente padre, venne ripresa da più parti e, tramite il Sacro Romano Impero, divenne simbolo della Germania e dell’Austria. Gli Stati Uniti d’America amano specchiarsi nel passato glorioso di Roma, sentendosi i suoi eredi, un discorso simile può essere fatto anche per l’Inghilterra, un tempo fulcro dell’Impero Britannico. Molti dei più grandi latinisti e filologi claissici sono tedeschi. Poche altre civiltà hanno incuriosito e ispirato così tanto i posteri. Fu una città di uomini disciplinati, tenaci, pratici ma al contempo raffinati, capaci di farsi scolari delle civiltà più avanzate per fare propri i loro punti di forza ma anche dotati di un’incrollabile forza di volontà che ha a lungo permesso loro di rovesciare le situazioni più avverse. L’eredità di Roma è un patrimonio ma anche un onere di cui bisogna mostrarsi degni. 

 

Riferimenti

Valerio Massimo Manfredi e Fabio Manfredi, Come Roma Insegna, Libreria Pieno Giorno, Milano, 2021

https://www.storicang.it/a/il-pane-dei-romani-gratuito-e-ben-cotto_16552

https://www.artribune.com/progettazione/architettura/2023/01/scoperta-mit-boston-cemento-autoriparante-antica-roma

https://www.amicidiroma.it/i-valori-della-romanita.html

https://www.renovatioimperii.org/lo-stato-sociale-romano/

https://www.ilpost.it/2023/01/12/fasci-littori-nel-mondo/

Foro romano
Foro romano
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David Sciuga

Si è laureato con lode prima in Lettere Moderne poi in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi della Tuscia. Successivamente ha conseguito il Master di II livello in Management presso la Bologna Business School. La sua tesi di laurea magistrale “La critica della civiltà dei consumi nell’ideologia di Pier Paolo Pasolini” è stata pubblicata da "OttoNovecento", rivista letteraria dell'Università Cattolica di Milano, ed è tuttora disponibile sul portale spagnolo delle pubblicazioni scientifiche Dialnet. Da giornalista pubblicista ha lavorato per il Nuovo Corriere Viterbese e per diverse testate locali, inoltre è anche blogger e critico cinematografico. Ha collaborato con il festival teatrale dei Quartieri dell’Arte e con l’Est Film Festival, di cui è stato presidente di giuria. Come manager di marketing e comunicazione ha lavorato per STS Academy, agenzia di formazione di security e intelligence. Il suo racconto "Sala da ballo" è stato incluso nell’antologia del primo concorso letterario nazionale "Tracce per la Meta". Successivamente è stato premiato con il secondo posto al Premio Internazionale di poesia “Oggi Futuro” indetto dall’Accademia dei Micenei. È stato moderatore di conferenze di geopolitica dove sono intervenuti giornalisti di rilievo nazionale. L'animal fantasy "Due fratelli" è il suo primo romanzo, pubblicato con la casa editrice Lulu.com, a cui segue il romanzo di formazione "Come quando ero soldato". Collabora con il web magazine "L'Undici". Parla correttamente l'inglese, possiede elementi di francese e tedesco.

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