Mentre l’Europa cerca di trovare il modo meno sanguinoso possibile, sempre che esista, per vietare le importazioni dalla Russia, opponendosi al pagamento in rubli salvo poi accettarlo a porte chiuse, Pechino tratta con Mosca per arricchire le sue scorte strategiche.
L’agenzia di stampa Bloomberg riporta che la Cina ha in corso delle trattative con uno scarso coinvolgimento delle compagnie petrolifere private, pertanto con ruolo principale diretto di Pechino e Mosca assolute protagoniste. Il dialogo tra i due governi potrebbe portare nelle riserve strategiche cinesi acquisti di forniture aggiuntive di greggio oltre a quelle già programmate .
Come avvenne circa due anni fa, durante la crisi dei prezzi del petrolio causata dalla pandemia; dalla furia di vendere a ribasso dei brokers e dalla guerra dei prezzi scatenata da Russia e Arabia Saudita, la Cina si è rapidamente portata in condizioni di aumentare gli acquisti programmati di petrolio sfruttando la diminuzione del prezzo stavolta causata dalla Crisi Russia-Ucraina. Nonostante sia aumentato il prezzo del petrolio in generale, la valutazione del greggio russo è diminuita a causa dell’allontanamento – chi per timore di sanzioni, chi per scelta politica – di molti acquirenti dalla relazione commerciale con Mosca. Questo ha creato una condizione che è stata valutata da Pechino come una buona opportunità di aumentare le riserve strategiche.
D’altro canto, Ansa riportava a marzo le dichiarazioni di Wang Wenbin, portavoce del Ministro degli Affari Esteri cinese, che definitiva “senza limiti” la cooperazione tra Russia e Cina, esprimendosi con decisa contrarietà alle sanzioni unilaterali. Anche se la Cina non rivela pubblicamente la consistenza delle sue scorte strategiche di greggio, gli analisti di Bloomberg, ad esempio, sostengono che le sue quantità potrebbero essere stimate grazie a controlli satellitari. Alcuni di questi analisti ipotizzano che la Cina sia in grado di immagazzinare più di 1 miliardo di barili di scorte commerciali e strategiche. Non ci sono tuttavia dettagli sulle quantità trattate da Mosca e Pechino.
Anche durante il calo di domanda dovuto ai durissimi lockdown localizzati come quello di Shangai, ormai terminato, la Cina ha continuato in maniera relativamente agevole ad acquistare greggio dalla Russia.
Conclusioni
In generale, come si era visto già nel corso degli sviluppi pandemici, il problema di “storage” e immagazinamento sembra essere sempre dietro l’angolo quando si tratta di controllare i prezzi del petrolio, tanto che la Cina, l’anno scorso ha cercato le condizioni per cedere petrolio delle riserve strategiche proprio per avere effetti di ribasso sul prezzo. Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno ufficialmente bloccato gli acquisti di Petrolio dalla Russia i primi di marzo, ribadendo la decisione giorni dopo, sebbene questi abbiano di fatto avuto luogo fino al 22 di aprile, anche negli USA. I paesi europei sembrerebbero avere posizioni simili anche se non senza difficoltà e tentennamenti vari, compresi quelli sui pagamenti in rubli. Nonostante questo il greggio russo, soprattutto se scontato, è appetibile per acquirenti come India, Cina e altri paesi asiatici. Contando anche che Pechino ha continuato ad acquistare petrolio anche da Iran e Venezuela. La Russia, dal canto suo, oltre ad avere ormai un suo habitat commerciale-strategico in oriente con cui rimpiazzare l’acquirente europeo, vanifica ulteriormente le sanzioni con la mossa strategica di imporre il pagamento in rubli.