Conoscere una nuova cultura

Conoscere una nuova cultura

Viaggiare è una delle esperienze più interessanti e formarti e se fatto con la giusta maniera può essere davvero qualcosa di arricchente e appagante. Che sia per piacere, volontà di esplorare o necessità mette di fronte non solo a nuovi ambienti e paesaggi ma anche a nuove culture.

 

L’esperienza di Julien S. Bourrelle e Lorelou Desjardins

Julien S. Bourrelle è un ingegnere astronautico canadese francofono che si è trasferito in Scandinavia per lavoro, dopo aver soggiornato per studio e ricerca in Nuova Zelanda, Australia e Spagna. “Trasferirmi in Norvegia è stata l’esperienza più stimolante della mia vita” ha dichiarato. Notando le differenze culturali con il proprio Paese d’origine sceneggiò le vignette disegnate da Elise K. Kollerud nella sua “The Social Guidebook to Norway: An Illustrate Introduction”, in un blog omonimo in successive opere. Ma la sua missione non si esaurisce qui: ha successivamente fondato la casa editrice Mondå Forlag, con la finalità dichiarata di fornire ai lettori gli strumenti per comprenedere le differenze culturali per beneficiare di questa diversità. Lo  stile essenziale, scanzonato e allo stesso tempo chiaro ha ottenuto un notevole plauso che lo ha portato a presenziale con due suoi monologhi al TED Speech, serie di conferenze che si tengono in varie parti del mondo riguardo tecnologia, intrattenimento e design. Curiosamente un’altra persona di madrelingua francese si è cimentata nella trattazione della vita proprio in Norvegia: l’avvocato donna Lorelou Desjardins, specializzata in diritti umani, che da Marsiglia si è spostata prima in Danimarca poi a Oslo. La sua trattazione in forma di diario descrive il suo primo anno di soggiorno ed è una dichiarazione d’amore per uno stile di vita così diverso che inizialmente l’ha esposta a inevitabili difficoltà di adattamento. Dalle sue pagine si più non solo avvicinare alla cultura scandinava ma indirettamente anche a quella francese di provenienza. Dalla sua esperienza sono nati prima un libro, A frog in The fjord: One Year in Norway (Una rana nel fiordo: Un Anno in Norvegia, riferendosi al fatto che i Francesi sono stati a lungo spregiativamente soprannominati “mangiarane”), che è diventato un bestseller internazionale, e un blog che vuole essere un punto di riferimento per chi deve recarsi in Scandinavia o è semplicemente curioso di conoscere la sua specifica cultura.

 

Julien Bourrelle, autore di The Social Guidebook of Norway
Julien S. Bourrelle, autore di The Social Guidebook of Norway

Cos’è una cultura?

In sociologia per “cultura” si intende il modo di vivere, inclusivo quindi di usanze, tradizioni e valori, di una data società. Si tratta di quindi di un processo di apprendimento che si trasmette di generazione in generazione. Per l’antropologia invece  il termine “cultura” include l’insieme delle conoscenze, dei costumi e delle norme condivise da un dato popolo, al fine di di regolare la vita dei membri della comunità. In questo contesto entrambe le definizioni risultano pertinenti. La cultura quindi è un programma mentale espresso in leggi non scritte che nelle società che le osservano sono talmente palesi che non hanno bisogo di essere formalizzate. Ci dice quali sono i buoni comportamenti e quali i cattivi, quello che dovremmo eseguire o astenerci dal farlo. Esistono però culture che non riguardano popoli per esteso ma anche solo aziende, enti, club e organizzazioni. Nelle stesse nazioni esistono poi differenti gruppi socioeconomici.  Ogni cultura ha codici, norme e rituali da rispettare.

Approcciare una nuova cultura

“Una nuova cultura riguarda come fai le cose e quando” spiega Bourelle. Cambiano i codici comportamentali che sono le norme non scritte che regolano la condotta e le interazioni tra gli individui in un gruppo prestabilito. Si tratta di barriere insormontabili? Bisogna essere in grado di comunicare attraverso le culture, si tratta di un importante esercizio di adattamento che è possibile ma richiede attenzione e dedizione. È importante sapersi mettere nei panni dell’altro con empatia. “Apprendere una nuova cultura riguarda imparare a essere a proprio agio in una situazione che inizialmente mette a disagio” riassume Bourrelle. Rompere i propri schemi mentali a un primo approccio può non essere facile, ma calarsi in una differente situazione, dove vigono altri valori e altre norme implicite, da un lato costituisce una straordinaria ginnastica mentale, allenando l’intelligenza emotiva e le capacità relazionali. Dall’altro ci ricorda che i nostri valori (o anche disvalori), il proprio modo di vivere e di affrontare la relazione con l’altro osservati nella nostra cultura di appartenenza non sono gli unici possibili, quindi non esiste a priori un giusto o uno sbagliato.

 

Popoli d’amore e popoli di libertà: lo spazio sociale secondo Luciano De Crescenzo

Lo spazio sociale dipendende molto dalla cultura di appartenenza. Lo scrittore, filosofo e cineasta napoletano Luciano De Crescenzo nel libro e film Così Parlo Bellavista (Italia 1984) di cui è regista, sceneggiatore e attore protagonista, traendo spunto dal saggio del sociologo tedesco Ferdinand Tönnies del 1887 intitolato Gemeinschaft und Gesellschaft (Comunità e Società), distingue in popoli d’amore e popoli di libertà. I primi amano stare vicini gli uni agli altri, amano socializzare e stare insieme, mentre i secondi preferiscono stare più per conto proprio. In una memorabile scena, De Crescenzo, vestendo i panni di Gennaro Bellavista, professore di filosofia in pensione, fornisce ai suoi amici una straordinaria quando deliziosa lezione su questa grande distinzione generale tra le persone che prediligono l’indipendenza e quelle che preferiscono il piacere di stare con gli altri. Uno degli elementi più evidenti è che la distanza consentita nelle interazioni sociali può differire visibilmente, così come la facilità con cui si arriva a un contatto fisico: propensione alla socialità da un lato e predilizione alla riservatezza dall’altro. Puntuale, discreto e strettamente rispettoso delle regole l’uno, caloroso, tollerante e conciliante l’altro. “Gli uomini si dividono in uomini d’amore e uomini di libertà, a secondo se preferiscono vivere abbracciati gli uni con gli altri, oppure preferiscono vivere da soli e non essere scocciati” dichiara il personaggio di De Crescenzo, che nella prima categoria mette Italiani, Spagnoli, Greci, Irlandesi e Polacchi e nella seconda Inglesi, Tedeschi e Scandinavi, ma distingue anche tra gli Italiani stessi, inserendo i Napoletani tra i popoli d’amore e i Milanesi tra quelli di libertà.  Per capitale mondiale dei popoli di libertà viene designata Londra e per quelli d’amore ovviamente Napoli.

 

Come comprendere una nuova cultura

Bisogna trovare dei ponti per travalicare le distanze culturali e favorire l’interazione. Chi viene da una cultura dove le emozioni sono più espresse e si ritrova in un’altra dove queste sono più accennate ha difficoltà a intercettarle e questo può dar luogo a incomprensioni e fraintendimenti. Il modo per risolvere la situazione è farsi fini osservatori e notare i dettagli nel comportamento altrui. Come il proprio cervello vede il mondo dà forma alla realtà percepita. Non esiste un tipo di cultura giusto e sbagliato, si tratta di modelli semplicemente diversi. L’instaurarsi di un insieme di norme non scritte condivise dipende da specifiche situazioni storiche, ma anche climatiche e ambientali. Non di rado si può constatare un aspetto culturale che in alcuni contesti apporta benefici e che quindi viene percepito come positivo spesso è l’altra faccia della medaglia di uno che in un’altra situazione può essere letto come negativo e viceversa.  Bourrelle compie due grandi distinzioni generali tra culture del cocco e culture della pesca, che ricorda da vicino la distinzione compiuta da De Crescenzo in popoli d’amore e popoli di libertà. Si tratta di modelli di riferimento da non intendere in maniera letterale e quindi nemmeno in modo troppo rigido ma che comunque esprimono efficacemente determinate differenze che riguardano aspetti molto chiari del funzionamento di diverse società. Curiosamente sia nel caso dell’autore canadese che dello scrittore italiano si tratta di ingegneri che hanno raggiunto notorietà dedicandosi però alle scienze umane e alla loro divulgazione.

Cultura della pesca

La pesca una superficie soffice e un nocciolo duro. Morbida dall’esterno, questa cultura fa sentire molto benvenuti. Il primo contatto è più facile e risulta più immediato instaurare legami. La spontaneità sembra andare a braccetto con una non sempre scrupolosa osservanza delle regole, dando a volte un’impressione di caos. Entrando in uno spazio chiuso è ritenuta buona educazione salutare gli astanti. Un atteggiamento esuberante e socievole viene apprezzato. In occasioni sociali come le feste si condivide quanto portato senza problemi per favorire il senso di unione. Tuttavia determinate posizioni spesso restano più strettamente presidiate da gruppi sociali nei quali è molto difficile entrare. Questo tipo di società si trova maggiormente in Paesi dal clima più mite e dove il sostentamento del singolo non è garantito dallo Stato, portando a un livello di corruzione mediamente più alto. In un siffatto contesto trovare collaborazione nell’altro assume primariamente i caratteri di una strategia di sopravvivenza, ma è effettivamente anche un modo istintivo e connaturato di relazionarsi al prossimo.

Cultura del cocco

La noce di cocco ha una scorza dura all’esterno ma è soffice all’interno. Si ha un’attenta osservanza delle regole e una rigorosa organizzazione. Le emozioni vengono espresse in modo meno palese, c’è una maggiore distanza sociale. C’è bisogno di più tempo per costruire fiducia. In uno spazio chiuso non si sente la necessità di salutare i presenti se sconosciuti. Nelle feste si tende a non dividere le vivande che si portano. La privacy è un valore rispettato e non è visto bene fare sfoggio dei propri status symbol e dei propri successi personali. Se da un lato è ben più difficile instaurare amicizie, dall’altro più sovente queste si rivelano essere solide e durature. La mobilità sociale è più facile. Questo tipo di cultura è tipico di Paesi dal clima più freddo e dove lo Stato garantisce ai cittadini buoni standard, anche se esistono Paesi dove questo modello comunque convive con una situazioni socioeconomiche più difficili e un tasso di corruzione maggiore.

The Social Guidebook to Norway di Julien S. Bourelle
Vignetta in copertina di The Social Guidebook to Norway di Julien S. Bourelle

 

Un esempio della cultura della pesca: il Sud Italia

Questo tipo di società si trova più facilmente nel bacino del Mediterraneo, in Medio Oriente e Sud America. Il Sud Italia rientra in questo modello e la città di Napoli, come fece notare De Crescenzo, ne è l’esempio più lampante. L’accoglienza, il senso di ospitalità e  e il calore umano sono giustamente rinomati. Mentre le società occidentali postindustriali hanno intrapreso una strada dove l’individuo è sempre più elemento a sé stante, resistono delle tradizioni legate alla società contadina. La famiglia allargata, che non si limita a includere genitori e figli, ha ancora un forte rilevanza. I pranzi e le cene vengono consumati con calma dando grande importanza al loro ruolo di collante sociale, mentre nei giorni di festa questi possono protrarsi per ore. Non a caso in questo tipo di società sono fiorite alcune delle  tradizioni culinarie migliori al mondo come quelle di Italia, Francia, Grecia e Libano. La sacralità dell’ospite va oltre il luogo comune e questo è particolarmente apprezzato dai turisti, che possono sentirsi a loro agio e non inutili e fastidiosi corpi estranei. Nelle occasioni conviviali si condividono generalmente senza indugio pietanze e offrire qualcosa all’altro è visto come un atto assolutamente normale. La dimensione del gruppo è preponderante e le persone sono più vincolate ad esso. A questo modello più solitamente  coesistono gravi disparità sociali, tassi di criminalità non trascurabili, permettendo alle associazioni mafiose di sostituirsi allo Stato, a volte non facendolo rimpiangere date le manchevolezze di quest’ultimo.

 

Un esempio di cultura del cocco: la Scandinavia

Frequente del Centro e del Nord Europa, generalmente è tipico dei Paesi di lingua germanica. Alcune nazioni dell’Estremo oriente come il Giappone a grandi linee rispecchiano questo modello. I Paesi della Scandinavia sono noti per un robusto welfare, una società dove le disparità sociali sono contenute e si è raggiunto un equilibrio tra natura e urbanizzazione altrove agognanto a parole ma lungi dall’esser almeno avvicinato. Nelle classifiche sulla felicità della popolazione occupano stabilmente le prime posizioni. Come già detto le differenze tra i modelli sociali vigenti rispetto quelli del luogo di origine hanno non solo ispirato Bourelle ma anche l’avvocata francese Lorelou Desjardin. Una delle esperienze che più hanno coinvolto l’autrice di A Frog in the Fjord  è stata l’usanza di trascorrere alcuni giorni nel periodo mite dell’anno immersi nella natura in mezzo ai  boschi, avendo come riparo delle cabine senza elettricità, le hyttetur, che sono fornite gratuitamente dallo Stato. La vita nell’ambiente del lavoro offre interessanti peculiarità da osservare: al contrario del luoghi comuni le ore lavorate sono inferiori (ma aumentano quando le ore di luce calano) e i dirigenti hanno uno stile gestionale meno autoritario. Mettersi in mostra, darsi importanza, sgomitare, sono tutti atteggiamenti non visti di buon occhio. Il paradosso apparente è che in questi Paesi monarchici la divisione in classi sociali sia meno avvertita, d’altronde le disparità economiche all’interno della popolazione sono meno accentuate essendoci un buon livello di benessere economico diffuso. I propri punti di vista si esprimono in maniera pacata e farlo in modo appassionato può a volte essere percepito come una forma di aggressività e arroganza. Allo stesso modo dissentire in modo esplicito con l’opinione di qualcuno può apparire scortese. Questo modo di relazionarsi ha provocato dei fraintendimenti iniziali nelle riunioni in ufficio tra la giurista e i suoi colleghi. La socializzazione in genere avviene in modo più organizzato e definito in spazi limitati. Come già detto stringere rapporti di amicizia è più difficile ma quando avviene si diviene un po’ parte della famiglia di quella persona. Viene osservata maggiormente la discrezione nelle faccende degli altri, infatti la tentazione di sbirciare nella finestra dei vicini per mettere il naso nel loro affari è una tendenza quasi sconosciuta. I rapporti tra uomo e donna sono più diretti e quest’ultima ha un ruolo maggiormente attivo senza per questo venir moralmente giudicata, diversamente da come avviene in altre culture. Le persone si spostano e viaggiano più frequentemente da sole. Di contro negli spazi temporali consentiti l’alcol rappresenta una valvola di sfogo sociale a cui si fa più massicciamente ricorso. In linea generale si tratta di un tipo di società che da un lato risulta di solito essere altamente funzionale ma dall’altro può apparire asettica ed eccessivamente razionale.

 

Lorelou Desjardins, autrice di A Frog in the Fjord
Lorelou Desjardins, autrice di A Frog in the Fjord, qui nell’edizione francese

La scelta di fronte a una nuova cultura

“Quanto ti relazioni a un Paese con una cultura differente puoi fare tre cose: confrontarti, lamentarti, adeguarti – sentenzia l’ingegnere canadese – se fai i confronti sei portato a ritenere che i comportamenti più giusti siano quelli della tua cultura di origine. Se ti lamenti ti isoli e vivi segregato. Quando ti metti attivamente in gioco puoi davvero beneficiare dalla diversità, osservi, impari  e ti adatti. Noi tutti vediamo il mondo attraverso gli occhiali della nostra cultura di appartenenza e questo cambia la percezione della propria realtà. Cambiando le lenti che indossiamo non solo può cambiare la nostra percezione ma anche il mondo in cui ci si rapporta alle peculiarità culturali. Questo è il modo di beneficiare dalla diversità”.  I modelli di riferimento condizionano i comportamenti e determino quello che ci si aspetta dagli altri. Nelle società dove il vivere in gruppo ha maggiore peso, il bisogno di vivere socialmente l’amicizia sarà molto più forte per cui la gente vivrà in simbiosi reciproca.  “Un amico è qualcuno con cui sedermi in silenzio in una stanza e sentirmi a mio agio” recita una definizione che si adatta più al Nord Europa e meno al Sudamerica, dove il rapporto con l’altro tendenzialmente qualcosa di vissuto in maniera più rumorosa, intensa e passionale. Come già visto questa differenza si può osservare nella differenza di concezione dello spazio personale: le persone di alcune culture si troveranno a loro agio interagendo a maggiore distanza rispetto ad altre. L’assumere dei comportamenti che sono intesi come socialmente convenienti riguarda inevitabilmente la cultura di appartenenza: si tratta appunto di un insieme di norme e codici sociali impliciti a cui i membri di un gruppo si attengono per relazionarsi positivamente tra loro. Il modo di interagire e di comportarsi viene definito in modo più rigoroso in alcune società rispetto ad altre che sono invece dotate di codici meno stringenti. Non conoscere queste norme sociali può portare a fraintendimenti e a un’infelice interazione e apprenderle è necessario per integrarsi nella nuova realtà. Il solo buon senso può non bastare: si dice che “tutto il mondo paese” perché la condizione umana ha alcuni capisaldi generali che sono condivisi da uomini e donne di tutto il mondo, ma questo detto può portare a erroni grossolani nelle relazioni dettati da superficialità e incapacità di leggere adeguatamente le situazioni. Ciò può risultare estremamente più evidente se ci si reca in gruppi umani isolati di aree scarsamente collegate.

La diversità è una grande opportunità se ci si mette nelle condizioni di poterne beneficiare. Gli antropologi culturali ritengono che per capire a fondo la cultura di appartenenza occorre mettersi in contatto con una molto diversa dalla propria. Togliere le lenti della propria cultura di appartenenza offre una straordinaria opportunità: fa toccare con mano che il modo di pensare comportarsi con cui si è cresciuti e che si tende inevitabilmente a dare per scontato non è l’unico possibile. Questo di conseguenza mette di fronte al fatto che si può affrontare e risolvere i problemi uscendo dagli schemi consueti e, se necessario, operare scelte divergenti dalla propria consuetudine. Relazionarsi a culture differenti può aggiungere colori alla tavolozza della propria vita.

 

Riferimenti

Autori vari, Grande Enciclopedia De Agostini, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1992-1996

Lorerou Desjardinis, A Frog in The Fjord, Northpress, 2022

https://www.juliensbourrelle.com

https://www.thesocialguidebook.no

https://www.monda.no

https://lorelou.com

https://afroginthefjord.com

 

Culture differenti
Culture differenti
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David Sciuga

Si è laureato con lode prima in Lettere Moderne poi in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi della Tuscia. Successivamente ha conseguito il Master di II livello in Management presso la Bologna Business School. La sua tesi di laurea magistrale “La critica della civiltà dei consumi nell’ideologia di Pier Paolo Pasolini” è stata pubblicata da "OttoNovecento", rivista letteraria dell'Università Cattolica di Milano, ed è tuttora disponibile sul portale spagnolo delle pubblicazioni scientifiche Dialnet. Da giornalista pubblicista ha lavorato per il Nuovo Corriere Viterbese e per diverse testate locali, inoltre è anche blogger e critico cinematografico. Ha collaborato con il festival teatrale dei Quartieri dell’Arte e con l’Est Film Festival, di cui è stato presidente di giuria. Come manager di marketing e comunicazione ha lavorato per STS Academy, agenzia di formazione di security e intelligence. Il suo racconto "Sala da ballo" è stato incluso nell’antologia del primo concorso letterario nazionale "Tracce per la Meta". Successivamente è stato premiato con il secondo posto al Premio Internazionale di poesia “Oggi Futuro” indetto dall’Accademia dei Micenei. È stato moderatore di conferenze di geopolitica dove sono intervenuti giornalisti di rilievo nazionale. L'animal fantasy "Due fratelli" è il suo primo romanzo, pubblicato con la casa editrice Lulu.com, a cui segue il romanzo di formazione "Come quando ero soldato". Collabora con il web magazine "L'Undici". Parla correttamente l'inglese, possiede elementi di francese e tedesco.

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