Cosa succederà sui mercati dopo la riunione della Fed del 17 marzo 2021 ?

Cosa succederà sui mercati dopo la riunione della Fed del 17 marzo 2021 ?

Cosa succederà sui mercati dopo che la Fed ha tenuto la sua ultima riunione lo scorso 17 Marzo 2021 è facile da prevedere, ma difficile da azzeccare.

In questo breve intervento si proverà a fare luce sugli ultimi movimenti di mercato e su come essi si spieghino alla luce di una enorme massa di liquidità che le banche centrali stanno continuando ad mettere in circolo.

A fare la differenza, a questo punto, potrebbero essere le aspettative sui tassi reali di interesse, piuttosto che le parole di Jerome Powell anche se, fino ad ora, chi muove le maggiori economie dell’Occidente globalizzato sembra credergli.

 

IL CONTESTO MACROECONOMICO DELLA RIUNIONE DELLA FEDERAL RESERVE BANK DEL 17 MARZO 2021.

L’analisi sui mercati finanziari, si sa, è un po’ come la Nottola di Minerva di cui parlava il filosofo tedesco Hegel nel descrivere come la scienza storica giunga a spiegare il mondo “sul far della sera”; quando ormai gli eventi manifesti sono visibili chiaramente a tutti.

Vani sono anche i divertenti e strampalati riti sciamanici, azzardati dai pattern di analisi tecnica, che ogni giorno provano a convincere di come il mercato possa, per chissà quale arcano motivo, curarsi di linee che vengono rotte o di medie mobili che debbano anticipare chissà cosa.

 

 

I mercati sono mossi da leggi macroeconomiche, studiate dall’analisi fondamentale. 

 

 

Quello che muove i mercati sono le aspettative sull’inflazione e sul

differenziale tassi di interesse.

 

 

Quanto accaduto lo scorso 17 Marzo durante l’ultima riunione della Federal Reserve Bank, e quanto ne sta seguendo, ne è una chiara dimostrazione.

Per cercare di comprendere cosa succederà sui mercati nelle prossime settimane bisogna soffermarsi sulle parole pronunciate da Jerome Powell:

 

” …Tassi fermi fino al 2023…”

“…Sono lontani i tempi in cui vi era una correlazione inversa tra disoccupazione e aumento dell’inflazione..”

 

 

COSA SUCCEDERA’ SUI MERCATI SE ALEGGIA LO SPAURACCHIO DELL’INFLAZIONE.

In sostanza l’amministrazione Biden sta proseguendo quella che è definibile come una politica di Quantitative Easing alquanto massiva (in soldoni espansione monetaria). 

È stato infatti approvato dal Senato statunitense, in questi giorni e poco dopo il discorso di del Presidente della Federal Reserve Jerome Powell, il programma di aiuti all’economia da circa 2000 miliardi di dollari, per il quale già gran parte delle famiglie si sono viste accreditare 1500 dollari sul conto corrente.

Questo maxi “bazooka fiscale” fa seguito ad oltre un anno di politiche monetarie espansive, tanto nel continente americano quanto in quello europeo, volte ad arginare la minaccia pandemica.

Su questo la BCE si è allineata anche a mezzo del Recovery Fund Plan (piano di ristoro economico). 

Quale è, a questo punto, lo “spettro” che aleggia  alle spalle del mercato mondiale? Ovviamente una crescita inflazionistica senza precedenti.

Su questo aspetto le parole di Jerome Powell sembrano essere state rassicuranti ma, per capire cosa succederà sui mercati, bisogna vedere se questi gli credono e, a quanto pare, per ora si.

Jerome Powell ha definito come anacronistica la storica correlazione inversa tra aumento del tasso di disoccupazione e tasso di inflazione, teorizzata dall’economista neozelandese Alban William Phillips nella curva, che da egli ha preso il nome, verso la metà del secolo scorso.

 

Cosa succederà ai mercati finanziari
La Curva di Phillips mostra la relazione inversa tra tasso di disoccupazione e tasso di inflazione

 

 

Come mostrato dal grafico quando il tasso di inflazione sale, scende anche il tasso di disoccupazione. 

Più moneta circola e più le imprese producono, più viene dato lavoro a tutti.

A questo punto si potrebbe pensare: “Positivo!”.

Non è esattamente così in quanto, allo stesso modo di come non è positivo rendere tutti ricchi distribuendo denaro a pioggia, allo stesso modo un tasso di disoccupazione considerato minimo efficiente è necessario perchè possa esserci il giusto equilibrio tra la domanda e l’offerta, quindi la retribuzione, del lavoro.

In un’economia dove ci sta troppo lavoro i salari tenderanno ad aumentare all’infinito, così come i prezzi e, ogni lavoratore, rifiuterà un salario considerato troppo basso, perché è consapevole che ci sta qualcuno pronto a pagarlo di più.

Come la spirale dell’aumento dei prezzi si evolve in un vortice ascensionale infinito, che si manifesta nella crisi inflazionistica, così un Paese senza disoccupazione è inefficiente e porta il valore del lavoro a zero.

Il concetto è sempre lo stesso:

 

Perché possa esserci qualcuno definibile ricco o benestante, deve esserci anche qualcuno che stia peggio.

 

Le parole di Powell arrivano dopo una domanda scomoda postagli da un giornalista preoccupato dal fatto che i dati sull’occupazione Usa avrebbero potuto assumere una brusca inversione al rialzo con una politicha monetaria espansiva fino ad oltre il 2023.

Quanto sostiene Powell è che ormai, il concetto tanta inflazione uguale troppa occupazione, è per certi versi superato.

L’enorme massa di liquidità serve ad alimentare un contesto gravemente soffocato dalla pandamia e dall’impoverimento generalizzato che il Coronavirus ha causato.

Una pandemia che ha colpito tutto il mondo e che ha agito da “livella del benessere globale”; una minaccia che ha richiesto un intervento in ottica assistenzialista deciso.

In effetti gli ultimi dati sulla crescita statunitense si sono rivelati migliori delle attese: l’aumento dell’inflazione vedrebbe azzerati i suoi effetti negativi di lungo periodo grazie al miglioramento dei dati sull’occupazione e la crescita del Pil americano.

 

COME HANNO REAGITO I MERCATI ALLE PAROLE DI JEROME POWELL.

Se si osserva quanto accaduto la sera della conferenza della Federal Reserve del 17 Marzo, sui mercati del forex e degli indici, si noterà che il pair EUR/USD ha subito una brusca accelerazione al rialzo, dal momento che il dollaro si è svalutato sulla scia delle parole di Jerome Powell.

Osservando i grafici riportati, si può notare come non sia stato l’Euro a salire, ma il Dollaro a scendere. Esplode infatti il pair Euro-Dollaro verso l’altro, così come la coppia valutaria Sterlina-Dollaro, mentre scende il Dollaro-Yen.

 

Euro Dollaro 17 Marzo 2021
Grafico dell’Eur/Usd del 17 Marzo 2021 alle ore 9.30 circa
Grafico del Dollaro/Yen 17 Marzo 2021 ore 9.30
Grafico del Dollaro/Yen 17 Marzo 2021 ore 9.30
sterlina dolalro
Grafico della Sterlina/Dollaro del 17 Marzo 2021 ore 9.30

 

Gli investitori hanno iniziato a vendere dollari per dirottare le risorse sui mercati azionari che sono saliti alle stelle. 

Le aspettative di tassi di interesse in un corridoio attorno allo 0.25 sono state rispettate e le parole di Jerome Powell hanno lasciato intendere che le prospettive di crescita sono buone.

Se pur l’inflazione è in aumento, per via dell’incremento della massa monetaria in circolo, non è preoccupante perché ad essa si sta accompagnando la crescita economica.

Cosa hanno dunque capito i mercati azionari? che ci sarà ancora liquidità, e quindi linfa vitale, per continuare a salire.

Successivamente si è assistito ad un ritracciamento ribassista del pair Euro-Dollaro,che ha proseguito in questo senso anche a causa dei ritardi nella diffusione dei vaccini nel continente europeo.

Sembrerebbe inoltre che, rispetto agli Stati Uniti, le prospettive di crescita europee siano sotto il livello soddisfacente e questo potrebbe rendere più gravi gli effetti di un aumento dell’inflazione.

Le parole di Powell hanno fatto crollare le attività in Euro, e lo si vede dal grafico del Bund tedesco, che mostra chiaramente come le affermazioni del Presidente della Federal Reserve

abbiano alzato le attese di inflazione nel mercato europeo che, evidentemente, non vede correlate le stesse prospettive di crescita.

Quindi le attività in Euro sono scese, proseguendo la discesa anche nei giorni successivi. 

È infatti bastato che l’indice del dollaro si assestasse leggermente, per vedere un Euro crollare nel confronto con il dollaro ad un livello che non veniva raggiunto dalla scorsa estate.

Lo Standard & Poor statunitense, che raccoglie i maggiori 500 titoli azionari nel multicomparto degli Hi-tech e degli energetici ha toccato superato il livello di 4042,

mentre il Dax tedesco, raggruppante le 30 maggiori imprese della Germania, come Bayer, Deutsche Bank e Allianz, ha superato il mai raggiunto livello di 15000 punti base.

 

 

Cosa succerà sui mercati
Grafico dell’indice S&P500 ai massimi storici
Cosa succerà sui mercati
Grafico dell’indice azionario tedesco GER30 ai massimi storici

 

 

Cosa succederà sui mercati nelle prossime settimane

sarà determinato essenzialemente da due fattori:

 

  1. Le evoluzioni nel differenziale tassi di interesse. Ossia come le aspettative sul mantenimento dei tassi invariati fino al 2023 potrà mantenere fede alle parole di Jerome Powell, o se il mercato si discosterà, in termini di aspettative, da quanto promesso dal Presidente della Fed.
  2. Le tempistiche nella diffusione del programma vaccinale. Quest’ultimo aspetto sarà il terreno di gioco che decreterà quali aree geografiche, ed economiche, resteranno indietro rispetto alle altre.

 

CONCLUSIONI.

Cosa succederà sui mercati, quello del valutario e quello dell’azionario, è un tipo di vaticino che è doveroso concedere agli sciamani di analisi tecnica. 

Quello che sembrerebbe sensato, a questo punto, è pensare piuttosto alla prossima riunione della Banca Centrale europea che si terrà il 22 Aprile 2021 e che potrebbe rivedere al rialzo le sue stime inflazionistiche, deviando dalla strada della Federal Reserve statunitense e lasciando intendere che sarà necessario rivedere i tassi di interesse al rialzo prima di quel fatidico 2023.

Jerome Powell ha affermato che si sta assistendo ad una crescita esponenziale inflazionistica accompagnata  da una crescita anche dell’economia reale, confermata dagli ultimi dati sull’occupazione USA in aumento ( in netto contrasto con le teorie di Phillips).

Tuttavia Powell ha anche detto:

 

“…Il futuro è incerto, si parla di stime”.

 

I mercati non sembrano aver dato peso a queste parole di incertezza, toccando infatti i massimi storici.

Cosa succederà sui mercati dipenderà da quanto le Banche Centrali procederanno in parallelo nella loro politica di gestione dei tassi di interesse

Jerome Powell si è soffermato sul periodo 2008-2015 dove, a causa della crisi finanziaria tutte le Banche Centrali avevano mantenuto i tassi a zero, senza che scoppiasse nessuna bolla finanziaria.

Attorno al 2016, tuttavia, per frenare la crescita dell’inflazione, la Federal Reserve alzò i tassi di interesse, per poi riportarli ad un livello più basso attorno al 2019, ben prima della diffusione della Pandemia.

Storicamente questo episodio potrebbe essere inteso come un errore da non ripetere, adducendo la possibilità che i tassi furono alzati troppo presto sulla paura di una minaccia inflazionistica che non c’era e che ha portato poi a riportare i tassi ai livelli minimi.

L’aspetto cruciale da considerare è che, all’epoca, le condizioni macroeconomiche non erano uguali per tutti e che la Fed alzò i tassi, ma la BCE li mantenne invariati.

Nella situazione attuale, invece, troviamo tassi bassi per tutte le Banche Centrali mondiali e un quantitativo di moneta esorbitante che sta gonfiando i mercati.

Questo processo di allineamento dei tassi di interesse potrebbe non essere destinato a continuare per le differenti modalità di recepimento dell’inflazione, tra l’economia europea e quella statunitense.

Cosa succederà sui mercati sarà dunque determinato dal come la BCE  rivedrà al rialzo le prospettive sui tassi di interesse nella prossima seduta.

Bisogna vedere come i mercati obbligazionari interpreteranno le parole di Powell anticipando il mercato.

Alla vigilia dello scorso 17 Marzo 2021 i tassi e dunque i prezzi delle obbligazioni statunitensi ed europee a dieci anni sono saliti, spinti dalle aspettative di crescita ulteriore dell’inflazione che le parole di Powell hanno attivato.

 

usa 17 marzo
Crescita dei rendimenti e dei prezzi delle obbligazioni Usa a dieci anni dopo il discroso della Fed il 17-18 Marzo 2021
germania 10 anni 17 marzo
Salita dei rendimenti obbligazionari a dieci anni tedeschi, duncque calo delle aspettative di inflazione nel lungo periodo

 

 

Se si continueranno a vendere obbligazioni vorrà dire che il mercato non crede alle parole della Federal Reserve e che teme in una bolla inflazionistica fuori controllo.

I Grafici sottostanti, che datano 3 Aprile 2021, mostrano che la curva dei tassi USA a dieci anni è  rimasta sopra il livello di un mese fa, più o meno come era il 17-18 Marzo scorso e , dunque, sembrerebbe che i mercati credano che la Federal Reserve possa tenere sotto controllo l’inflazione senza dover aumentare i tassi di interesse prima del previsto.

 

tassi usa
Curva dei Tassi Usa al 3 04 2021
tassi ger
Curva dei tassi di interesse tedeschi al 3 04 2021

Nel caso dell’Europa, della quale la Germania rappresenta il benchmark, si osserva che rispetto a come era posizionata la curva lo scorso 17-18 Marzo, grafico al momento non disponibile in questa analisi, si ha un’aspettativa di discesa nei rendimenti e quindi una possibile prospettiva di rialzo dei tassi di interesse.

Lo scorso 17-18 Marzo la curva attuale era più in alto rispetto a quella di un mese fa. Questo significa che oggi, 3 Aprile 2021, rispetto alle views del 17 Marzo, il rendimento a 10 anni delle obbligazioni è sceso rispetto ad un mese fa.

Forse l’Europa teme l’inflazione più degli Stati Uniti? Ad osseravare le curve, anche senza godere delle corrispettive analisi dello scorso 17 Marzo, si evince di si. Gli Usa vedono i rendimenti a 10 anni delle loro obbligazioni più alti rispetto a come le vedano gli europei, e dunque gli Stati Uniti non stanno temendo l’inflazione, mentre gli Europei si.

Mentre si stanno scrivendo questi spunti di analisi il decennale sull’obbligazionario statunitense prezza + 2,10%, a fronte di un -0.62% registrato dal Bund tedesco.

Quanto affermato trova conferma nelle notizie di politica estera che vedono un Joe Biden positivo per la ripresa ed una campagna vaccinale in vantaggio, nello scenario statunitense, rispetto a quello europeo.

Di qui alla prossima riunione della Banca Centrale Europea, che si terrà il 22 Aprile, lo scenario potrebbe restare grossomodo invariato, oppure la Presidentessa Lagarde potrebbe offrire una sorpresa inaspettata.

Quest’ultima potrebbe essere motivata dal fatto che l’economia europea non sta riscontrando, positivamente in linea congl Stati Uniti, la correlazione tra crescita dell’ inflazione e concomitante miglioramento nell’economia reale.

Per anticipare cosa succederà sui mercati bisogna quindi seguire le evoluzioni in merito al differenziale tassi e vedere se saranno poi smentite, assecondate, o contrastate dalle misure che le Banche Centrali adotteranno nei prossimi mesi in merito all’attuale obiettivo dell’inflazione attorno al 2% e a tassi invariati fino a tutto il 2023.

 

Riferimenti:

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Alessandro Gatti

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