Banksy, un’artista all’insegna della “Due Diligence”

Banksy, un’artista all’insegna della “Due Diligence”

Banksy l’artista anticonformista che nel 2017 aprì il suo hotel a Betlemme, dando vita ad un’opera artistica ed architettonica che andava ben oltre la “Street art”, è oggi protagonista di una mostra a lui dedicata al Chiostro del Bramante a Roma.

Opere d’arte che si presentano come grandi progetti alternativi, la cui rapidità d’esecuzione apre l’ipotesi che ormai Banksy sia un gruppo ampio di artisti, oltre ad un icona della contemporaneità.

 

Banksy artista anticonformista per eccellenza:

 

l’ “imbrattamuri”.

 

Il ragazzo indisciplinato che deve agire nell’ombra per non farsi multare dalle “guardie”.

Utilizza uno pseudonimo che lo rende poi famosissimo nel panorama di quella che un tempo sarebbe stata definita pop art.

Perché se una volta a stupire il pubblico dell’arte e a far parlare di sé c’erano artisti quali Andy Warhol, con le sue strampalate fotografie di personaggi famosi, stelle nascenti della cultura pop, oppure le stravaganti proposte dell’arte concettuale, con un Piero Manzoni che proponeva la “Merda d’artista”, oggi troviamo l’arte da strada.

L’arte da strada vede, tra i suoi massimi interpreti, proprio Banksy che dall’8 Settembre 2020 fino al prossimo 11 Aprile 2021 sarà protagonista della mostra dal titolo “Banksy a visual protest” presso il Chiostro del Bramante a Roma.

 

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Bambina sull’altalena

 

 

Banksy usa uno pseudonimo perché chiunque

può essere identificato nella sua persona

e protagonista della sua arte da strada.

 

 

L’arte non ha autori ha solo l’opera e l’opera è un’espressione artistica che prescinde dalla firma.

Il merito è dell’idea e della materializzazione della stessa in un’opera unica, non dell’autore in sé per sé.

Ad oggi Banksy rappresenta anche un fenomeno di mercato che vede ingenti risorse economiche investite nelle sue opere e

 

 

l’arte da strada diventa a tutti gli effetti

un asset di investimento

per fare soldi, al pari dei Rolex, dell’oro

e dei prodotti azionari.

 

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Bomba di ragazza

 

 

Stampe, serigrafie, litografie dell’autore vengono battute alle case d’asta dal vivo, ma anche su e-bay e divengono un bene rifugio durante l’epopea del Covid. 

Per l’investimento nelle opere di Banksy il compratore deve però fare uno sforzo di fiducia oltre l’umana concezione;

ed ecco che entra in gioco la questione della dovuta diligenza o “due diligence”.

Per via dell’intento dell’artista, che non voleva originariamente che le sue opere fossero svilite dall’interesse speculativo,

chi le acquista e le paga come autentiche, riceverà il certificato di autenticazione solo dopo due anni dall’acquisto.

A farsi garanti delle trattative dovranno essere i venditori che contrattualmente si impegneranno a risarcire i compratori qualora due critici certificati si esprimano a sfavore delle opere giudicandole non autentiche.

 

 

Chi è il folle che acquisterebbe

e pagherebbe profumatamente un’opera d’arte

rischiando che si riveli un falso?

 

 

Ovviamente molti ricchi, stanchi ed annoiati, e così tanto ricchi da permettersi di poter fare gli anticonformisti anche con i propri soldi.

L’arte è espressione e soprattutto fiducia e non ha certo bisogno di essere autenticata per avere valore.

Entra in gioco allora il concetto filosofico del valore, che applicato ad un’opera d’arte acquista ancor più significato:

 

 

Il valore coincide sempre con quello che si paga?

 

 

Una cosa vale perché è pagata molto o perché ha un’anima intrinseca che le conferisce una particolare aurea di pregio?

Del resto un modus operandi come questo è perfettamente coerente all’idea dell’artista:

 

“Tutti possono essere Banksy”.

 

In un certo senso l’arte è di tutti e non è il nome che conferisce valore ad un’opera ma l’idea espressiva che vi sta dietro.

Se tutti possono essere Bansky, poiché egli non ha identità, Bansky non esiste come persona:

 

Banksy è l’espressione

più pura dell’arte da strada.

 

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Churchill

 

Il ragazzo orfano che passeggia senza meta per le strade di Berlino o Philadelphia e che esprime la sua talentuosa arte sui muri dei sobborghi dove la sera prima sono stati consumati crimini, o dove si sono svolti arresti ed inseguimenti.

Con Banksy l’arte è la strada e la vita da strada diventa una forma d’arte,

un luogo dove non ci si può firmare che con uno pseudonimo.

In certi luoghi non si ha identità, in certi luoghi non si ha un nome ma solo una storia da raccontare.

La strada è  la cornice, i muri o i vagoni dei treni sono la tela e la sofferenza i colori. 

Nonostante tutto il prodotto di questi ingredienti sono messaggi di pace, di speranza, fiori e amicizia.

Solo chi non ha mai provato la purezza dell’amore può raccontarla, desiderarla, comprenderla e soprattutto sognarla con gli occhi di un artista. 

 

Fotografie di David Sciuga 

 

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Banksy a visual protest
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Alessandro Gatti

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