Donald Trump dichiara guerra ai mezzi mediatici eccovi spiegato il reale motivo

Donald Trump dichiara guerra ai mezzi mediatici eccovi spiegato il reale motivo

Donald Trump dichiara guerra ai mezzi mediatici la cosa sembra stupire, e molto. Non era egli un dittatore? Da sempre i dittatori di tutto il mondo si sono tenuti ben stretti la stampa ed i media, ne hanno fatto vessillo della propria legittimità. Dunque i fatti stanno dimostrando che Donald Trump non presenta uno dei caratteri tipici e fondamentali della dittatura. Proviamo a “Condurre la ragione dinnanzi al tribunale di se stessa”, analizzando perchè, Trump, ostenti siffatta posizione avversa alla libera e democratica informazione.

I mezzi mediatici sono, per una dittatura che si rispetti, l’elemento cardine che garantisce il mantenimento nel tempo di qualsivoglia forma di potere. Se fosse vero, come molti hanno affermato in questi mesi, che Donald Trump è un dittatore, che ne è della propaganda? Perchè combatte apertamente i media anziché sfruttarli a proprio vantaggio per divulgare un’immagine positiva di se stesso?

Ovviamente, nelle moderne democrazie, la stampa e i media sono visti come una sorta di reliquia intoccabile, pena l’essere additati come degli anti democratici. I Media sono da sempre, nella storia dei governi, uno strumento così influente che va sedotto in democrazia e controllato in regime. Donald Trump dichiara guerra ai mezzi mediatici, ma questi, servono per poter governare. Vilfreto Pareto, economista, politologo, sociologo francese, vissuto a cavallo tra 800 e 900, sostenne che si governa in parte con la forza e in parte con il consenso. In ragione di questa affermazione, nonché di uno studio attendo dei fatti storici, va precisato che il regime dittatoriale tende a controllare i mezzi di informazione, piuttosto che a criticarli e combatterli apertamente.

Donald Trump dichiara guerra ai mezzi mediatici, ma questi mezzi mediatici sono il consenso che gli dovrebbe permettere di governare. Un “buon regnante”, sia esso un dittatore o un democratico liberale, necessita del favore del consenso per esercitare le sue funzioni. La propaganda è quella strategia volta ad estendere e rafforzare la propria posizione nell’immaginario collettivo di quelle masse che, se bene ammaestrate, possono essere asservite e controllate, secondo quell’accezione del controllo che prende il nome di dottrina. Non a caso l’indottrinamento è definito come una metodica di insistente operazione persuasiva, volta a modificare e condizionare gli schemi di pensiero del singolo e, di riflesso, a condizionare l’agire della società.

La storia ci insegna che i più grandi dittatori soppressero la libertà di pensiero non per farla del tutto scomparire, ma per riprogrammarla secondo le logiche dell’ideologia che volevano veicolare. L’odio viscerale per i giornalisti in quanto tali non appartiene al dittatore, ma a Donald Trump. Quest’ultimo è contro il giornalista e non intende fare in modo che dica bene di lui o imporre una linea editoriale alle testate giornalistiche. Donald Trump critica apertamente la stampa, volendo distopisticamente cancellare i giornalisti dalla faccia della Terra, piuttosto che pilotarli. Fino al 1991 la “Pravda” fu il giornale ufficiale dell’Unione Sovietica, simbolo del comunismo, sulle cui pagine, nel 1917, erano state pubblicate le famose Tesi di Aprile di Lenin.

In Italia, durante il periodo fascista, vi fu il quotidiano “Il Popolo d’Italia” che, assieme a numerosi altri periodici e quotidiani di aperta posizione filo-fascista, osannava l’operato del Partito fascista. Benito Mussolini, se pur intento a controllare l’informazione, fu un amante del buon giornalismo, era stato egli stesso giornalista e direttore dell’Avanti, quando militava nel Partito socialista. Una dittatura agisce nell’ombra quando si tratta di eliminare personaggi scomodi, ma mai si pone sotto i riflettori dell’opinione pubblica inimicandosi palesemente quello che Orson Welles definì nel suo omonimo film il “Quarto potere”.

 

Donald Trump dichiara guerra ai mezzi mediatici, ma se fosse realmente un dittatore,

capirebbe che i media non si combattono, si controllano.

Quello che sembrerebbe aver dimostrato, il neo Presidente statunitense, è di avere una scarsa strategia politica.

Ma pensate che sia davvero così?

Probabilmente vi è un disegno strategico, dietro l’apparente guerra di Trump  ai mass media, che è stato accuratamente studiato a tavolino

Un vero dittatore non farebbe vedere all’opinione pubblica di voler combattere la libertà di pensiero e di stampa, ma Donald Trump sembra volerlo fare ed ostentare.

 

Il senatore repubblicano John McCain ha affermato, puntando il dito contro Donald Trump, in merito al braccio di ferro di quest’ultimo con la stampa: ” Non dico sia un dittatore, ma impariamo dalla storia”. Lo stesso imprenditore e miliardario George Soros lo ha definito come “un potenziale dittatore, che guarda più ai suoi interessi che alla democrazia”. Analizzando i fatti con obiettività storica e spirito critico, Donald Trump dichiara guerra ai mezzi mediatici e non può, proprio per questo, né essere definito un dittatore e né tanto meno uno che guarda ai propri interessi di dittatore.

 

Donald Trump è piuttosto uno che guarda ai proprio interessi di populista,

con ragionata e fine strategia dell’inganno.

 

Cerchiamo di analizzare come il pensiero filosofico contemporaneo abbia illuminato il rapporto che sussiste tra potere e mezzi mediatici. Dovrebbe da subito venire in mente quanto afferma il linguista e storico contemporaneo Noam Chomsky nel suo libro dal titolo “Media e Potere”.

Chomsky guarda al potere con l’occhio del complottista e tenta di dimostrare come i media siano di fatto controllati anche nelle democrazie liberali e progressiste. Chomsky sostiene che i media servono gli interessi delle elite e del potere istituzionale statunitense, almeno dal 1775. In questo periodo Thomas Jefferson, padre costituente e pensatore politico liberale, sosteneva duramente che i traditori vanno puniti. Jefferson cavalcava il sentimento nazionalista dei nascituri Stati Uniti d’America, condannando gli Inglesi a favore del Nuovo Mondo. Jefferson affermava che andassero “puniti i traditori nel pensiero, anche se non negli atti”. Durante la guerra di Indipendenza si ebbe una dura posizione repressiva contro i dissidenti e secondo Jefferson andavano puniti anche coloro che parlavano da traditori, quindi opinionisti e giornalisti.

A seguito dei totalitarismi del Novecento, tuttavia, non è più stata la minaccia della forza a garantire il favore dei media, ma il controllo di questi si è fatto più subdolo e, potremmo dire, dietro le quinte. Come detto anche molti dittatori del Novecento hanno evitato, nei limiti del possibile, di mostrarsi apertamente manifesti nelle loro misure repressive. Si ricordi che nella Germania Nazista quanto accadesse realmente nei campi di concentramento non era a tutti noto; venivano presentati come campi lavoro nei quali non si stava poi tanto male. Venivano pubblicizzati come una sorta di riserve nelle quali far lavorare gli ebrei, e ai quali dare un trattamento più da rifugiati che non da prigionieri. Le barbarie e la violenza inumana ed inaudita di qei non luoghi, nell’accezione più negativa del termine, sarà palesemente manifesta successivamente e al mondo intero.

Chomsky riflette su come, anche nelle moderne democrazie liberali, i media servano il potere e siano da quest’ultimo controllati, se pur con filtri architettati in un complesso sistema latente. I media, secondo lo storico, linguista e politologo contemporaneo, dietro informazioni “di destra” o “di sinistra”, propongono una mera visione parziale di quella che è l’oggettività delle cose e dei fatti, assecondando le esigenze del potere. Secondo Noam Chomsky i media si muovono, nelle loro analisi, all’interno di schemi precostituiti dove si sviluppano la parvenza di un dibattito che è in realtà un processo graduale di indottrinamento delle masse.

Se ripensassimo, seguendo il ragionamento di Chomsy, a come i media siano stati accusati dall’opinione pubblica, di essere stati troppo compiacenti verso l’amministrazione Reagan, ci rendiamo conto del perchè Donald Trump dichiari guerra agli strumenti mediatici.

 

Far credere all’opinione pubblica e mondiale di avere

la stampa contro può avere i suoi vantaggi.

Donald Trump dichiara guerra ai mezzi mediatici, ma da sempre si sa che quest’ultimi,

soprattutto negli Stati Uniti, sono delle grandi aziende private.

 

Per un giornale statunitense scrivere notizie significa fare affari, è quindi evidente che i giornali statunitensi siano dalla parte delle elite. Quale è dunque l’interesse di Donald Trump a mostrarsi così apertamente contro i media? Noi Europei assistiamo ai notiziari che presentano Donald Trump apertamente, e in misura ostentata, in guerra con i giornalisti e ci chiediamo perchè la sua popolarità sia invece in aumento.

 

Donald Trump dichiara guerra ai mezzi mediatici che, negli Stati Uniti, servono le elite.

Andare contro i gionalisti, negli Stati Uniti, non significa andare contro la democrazia,

bensì essere dalla parte del popolo.

Se pur non e’ detto che Trump vi riesca

questo e’ cio’ a cui mira: conquistare

il popolo

 

In merito a questioni come la Guerra nel Vietnam, lo smantellamento del Welfare state, il congelamento degli armamenti nucleari, o altre questioni rilevanti nella storia statunitense, i media hanno sempre avuto opinioni divergenti rispetto al popolo. Donald Trump dichiara guerra ai mezzi mediatici e, allontanandosi da essi, si avvicina al popolo. Donald Trump dichiara guerra ai meccanismi dell’informazione e può in questo modo far accettare al popolo le sue politiche elitarie. Donald Trump come la maggior parte dei presidenti statunitensi della storia servirà gli interessi delle elite e dei grandi gruppi multinazionali, ma lo farà illudendo il popolo di essere dalla sua parte. Ancora una volta, quindi, scopriamo come il lavoro di Trump sia motivato dalla natura intrinseca del popolo statunitense, contraddittorio ma al contempo fedele ai suoi schemi precostituiti.

Riferimenti bibliografici:

  • Noam Chomsky, Media e potere
  • Noam Chomsky, Controllo dei mass media. Le spettacolari conquiste della propaganda
  • Noam Chomsky, Il potere. Natura umana e ordine sociale,
  • Enciclopedia Treccani, propaganda-ideologia-indottrinamento
  • Giovanni Sabbatucci e Vittorio Vidotto, Storia Contemporanea il Novecento
  • Panorama, Luigi Gavazzi, Trump ancora contro i giornalisti: http://www.panorama.it/news/esteri/trump-contro-giornalisti-media/
  • Sole 24 ore, Marco Valsania, Trump contro intelligence, media, immigrati e Parigi http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-02-25/trump-contro-intelligence-media-immigrati-e-parigi-182748.shtml

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Alessandro Gatti

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