Napoli, la città-teatro

Napoli, la città-teatro

Racconto di un viaggio breve e intenso in una terra di colori, rumori, paesaggi bellissimi e degrado. Le strade, spesso gremite sembrano un teatro a cielo aperto. Napoli è una tappa speciale.

Approntiamo una duegiorni di viaggio divisa in un primo giorno più orientato all’aria aperta e a un secondo dove si dedica spazio a mostre ed esposizioni. Il primo impatto è denso e potente: da certe facciate fatiscenti in pieno centro ai segni della celebrazione della napoletanità attraverso murales creativi e colorati, al proverbiale traffico caotico dove i motociclisti sfiorano i pedoni passando loro a filo di rasoio, si fa notare prepotentemente il trambusto e il rumore di una città che pare non volersi mai fermare. La gente riempie copiosamente strade e piazze  trasmettendo una forte vitalità e questa energia nell’aria arriva contagiosa. I luoghi comuni sulla città sono tutti più o meno veri e visitarla dà addirittura l’impressione di entrare in un film su Napoli. C’è da aggiungere che questi luoghi comuni non sono affatto tutti necessariamente negativi. Le persone sono calorose e scherzano e intrattengono in modo naturale e spontaneo, mettendo subito a loro agio chi hanno di fronte. Si direbbe che in questa città quasi chiunque potrebbe essere un buon attore a teatro a al cinema, forse per questo le personalità dello spettacolo legate a Napoli sono così numerose. Ogni occasione sembra infatti buona per improvvisare uno spettacolo teatrale, qui la “rottura della quarta parete”, cioè la prassi dell’attore di rivolgersi al pubblico dimostrando così di avere consapevolezza essere osservati mentre avviene la finzione recitativa, nel capoluogo campano pare piuttosto una consuetudine vecchia di secoli se non millenni. Il caos non tarda a manifestarsi: parcheggi in doppia fila e persone in motorino sono consuetudine, ma bisogna anche dire non la regola. Cerco dà l’idea di vignetta vedere una ragazza senza casco che sta con un’amica sul motorino mentre conversa disinvoltamente al telefono. Il senso del pudore non è avvertito come altrove, per cui è facile vedere persone intente in effusioni, pure omosessuali. C’è da dire anche che Napoli non è solo diffusa avversione alle regole ma anche rispetto autentico per la diversità, ben prima che questa divenisse ipocrita mezzo di propaganda sfociato nella cancel culture. Questa è città è un crocevia di popoli e culture per cui sforzarsi di capire l’altro e distendere un ponte verso di lui inizialmente è stato un’esigenza per poi un tratto caratteristico. Dalle molte difficoltà che i Napoletani si trovano di fronte sono fioriti uno spirito adattivo e una creatività con pochi eguali. La cucina rinomata è un altro trattosi caratteristico e le tentazioni culinarie compaiono da ogni dove e guardandosi intorno si ha l’impressione che la gente sembra mangiare a tutte le ore: sono molte le pizzerie e le pasticcerie dove c’è una nutrita fila all’esterno per entrare.  La Pizzeria “Da Michele” che offre solo due gusti, margherita e marinara, pare attirare una folla che non conosce pausa. E dando un’occhiata agli astanti pare che l’attesa della prelibatezza tipica non sia solo roba da turisti, anzi. Stesso discorso per assaggiare i rinomati fiocchi di neve da Poppella. D’altronde quella che a ragione viene considerata una delle più rinomate cucine al mondo sa farsi rispettare e non viene sommersa dagli effetti della globalizzazione sull’arte culinaria. Esistono in città i fast food di Mac Donald ma non sono molti, così come i ristoranti stranieri.

Pizza ovuque a Napoli
Pizza ovuque a Napoli

D’altronde con una decina di euro è possibile mangiare un’ottima pizza, con il caratteristico impasto morbido e spesso ai bordi, come abbiamo fatto alla pizzeria Laezza, a un rapporto qualità pezzo come si può trovare in poche altre città d’Europa. Il primo assaggio del centro ricorda come la città sia densa ma a misura d’uomo: molti luoghi d’interesse stanno vicini e il centro si può girare tranquillamente a piedi. Un solo passaggio in metro è bastato a mostrare quanto il servizio metropolitano del capoluogo campano sia in buone condizioni. La Metro Toledo incanta con il soffitto che sembra un cielo che si sta per bucare nella spettacolare installazione artistica “Cono di Luce”, ma anche con i meno noti mosaici moderni.

Cono di Luce nella Stazione metro di Toledo
Cono di Luce nella Stazione metro di Toledo

Il successivo arrivo sul lungomare è come un tuffo in una cartolina con il Vesuvio  a fare da irripetibile cornice.

Lungomare
Lungomare con Vesuvio

Si va incontro a un percorso da gustare a piedi e con la dovuta calma mentre il mare lancia qualche piacevole schizzo da lontano. I tre archi della Fontana del Gigante costituiscono la ciliegina di un percorso assolutamente strepitoso, che trova in Castel dell’Ovo la sua apoteosi.

Fontana del Gigante
Fontana del Gigante
Castel dell'Ovo
Castel dell’Ovo

Un ponticello sembra dare il giusto equilibro formale a una struttura abbastanza squadrata ma che si sposa bene con l’ambiente circostante. Peccato che il castello si faccia trovare chiuso. La camminata prosegue macinando chilometri e affrontando una pendenza che progressivamente aumenta percorrendo il quartiere di Posillipo. Dopo la lunga camminata per un lungomare sempre sontuoso su cui si staglia la statua equestre di Ferdinando I, ci concediamo la pausa prendendo un aperitivo ormai a un punto inoltrato della strada principale del quartiere.

Statua Equestre di Ferdinando I
Statua Equestre di Ferdinando I

Il barista socializza facilmente preannunciando un boato in caso di gol del Napoli. Allo stadio San Paolo, ribattezzato Diego Armando Maradona dopo la scomparsa del campione argentino, infatti era in scena l’anticipo di Serie A tra i padroni di casa primi in classica e gli odiati rivali “nordici” dell’Atalanta. 

Lungomare
Lungomare con Vesuvio

Al gol del fuoriclasse Kvaratskhelia ci ha dato il cinque come fossimo de vecchi amici. Al ritorno c’è stato modo di godere della vista del mare di notte, un’esperienza diversa ma comunque suggestiva rispetto ad ammirare gli scorsi quando sono illuminati dalla luce del giorno. Il conseguente ritorno al centro ha avuto come tappa finale l’elegante Piazza Dante Alighieri, dove troneggia la statua del Sommo Poeta, dietro alla quale Piazza Bellini pullula di locali che vendono alcolici mentre  i ragazzi si affollano in una piazza grondante di persone e densa di chiacchiericcio festante. Il giorno successivo è stato dedicato ai musei e alle mostre. Il Museo Nazionale di Archeologia è uno dei più importanti dedicati all’arte e all’archeologia antica, ospitando opere di inestimabile valore dall’era magnogreca a quella bizantina. Gran parte dell’esposizione è dedicata a magnifiche statue romane, peccato però che troppi reperti significativi siano in prestito altrove.

Statua di Atena
Statua di Atena
Bassorilievo
Bassorilievo

Vero paradosso è che la parte più caratteristica, quella sulla Magna Grecia, prevede un ingresso e un biglietto a parte. Indossati i necessari copriscarpe, necessari per non rovinare camminando sui sontuosi mosaici, si visita quindi l’area più legata a Napoli e alle sue origini greche. Anfore decorate, vasi, busti, affreschi: è un tripudio di bellezza e suggestioni. Molte opere sono familiari in quanto spesso compaiono sui libri di storia, molte comunque evocano una sensazione di aspirazione all’assoluto. L’ultima sala è dedicata all’arte barocca e all’arte bizantina. Stride la presenza del pur interessante presepe napoletano, ricco di personaggi contemporanei in una sala dedicata ai dipinti, che non sempre sono perfettamente visibili perché posizionati in modo scomodo e troppo in alto. La stessa compresenza di arte barocca e lasciti altomedievali risalenti appunto all’impero Romano d’Oriente appare una scelta povera di senso. Il percorso prosegue dopo la pausa di pranzo alla Cappella Sansevero, nota per il celebre Cristo Velato.

Mosaico della Magna Grecia
Mosaico della Magna Grecia

La scultura marmorea di Giuseppe Sanmartino colpisce per la sua plasticità: il velo si posa in maniera estremamente naturale sul feretro, tanto da dare l’impressione di essere un manto bagnato. La Cappella è una celebrazione del culto cattolico mostrando momenti importanti della vita del Cristo, ma il significato più profondo è un altro: Alessandro di Sangro, suo ideatore e commissionatore, era massone e volle creare non solo una rappresentazione appunto religiosa né nemmeno soltanto un modo per onorare la memoria della sua famiglia, ma anche rappresentare il percorso del risvegliato che ha intrapreso il percorso iniziatico.

 

Cappella Sansevero 1
Cappella Sansevero

Terminate anzitempo le due visite siamo tornati a tuffarci nelle vie del centro. Non mancano episodi curiosi e pittoreschi, come l’uomo che nel bel mezzo della stradaci lancia del riso operando a suo modo una benedizione dicendo “O’ core e’ Napule”.  Arriviamo fino al busto di Pulcinella, monumento moderno alla napoletanità che ritrae il personaggio della commedia dell’arte che rappresenta lo spirito popolare e genuino della città partenopea. La statua in bronzo ha un aspetto atavico, ma è molto più recente di quanto sembra essendo stata creata soltanto nel 2012. Il suo autore è il pittore e scultore napoletano Raffaele Esposito detto Lello, che vive e lavora tra la natia Napoli, grande fonte d’ispirazione per lui, e New York. 

Busto Pulcinella

Altro esempio di immagine che vuole rendere lo spirito cittadino è il murale di un giovane San Gennaro, dai tratti del noto attore Nino Manfredi. Si tratta di uno dei tanti lavori creati dal famoso Jorit, pseudinimo di Ciro Cerullo, eccellente artista di strada napoletano apprezzato in tutto il mondo per i suoi intensi graffiti ritraenti espressivi volti.  Dopo esser stato celebrato da molte delle maggiori testate giornalistiche internazionali, ha scandalizzato molta stampa mainstream per aver denunciato la ridicola censura a Dostoevskij per via del conflitto tra Russia e Ucraina, con un murale che ha addirittura attirato i complimenti di Vladimir Putin. A prescindere dalle proprie convinzioni politiche il valore artistico di Jorit non è certo in discussione. Suo è anche il murale di Maradona realizzato nel 2017 su una parete delle case popolari del quartiere San Giovanni a Teduccio.

San Gennaro

Avendo del tempo a disposizione si decide di proseguire fino a murale di Diego Armando Maradona, procedendo senza fretta. L’attenzione è stata catturata da un bar che offriva un caffè molto speciale: al babbà! Inutile dire che era più babbà e meno caffè ma il risultato è così gustoso che almeno una volta val la pena provare. Nei Quartieri Spagnoli i panni appesi tra i palazzi residenziali cedono progressivamente il passo alle bandiere e alle magliette del Napoli: comincia gradualmente quello che sembra essere un cammino verso il “santuario”. Uno striscione appeso tiene la scritta ”Tu che sei dei Quartieri e tifi Juventus si na lota”. Incuriosito, chiedo a un passante che significhi “lota” e lui mi invita a guardare lo striscione dove c’è la spiegazione.  Inizialmente credevo che stesse burlandosi di me, invece diceva il vero. Si tratta di un termine offensivo, il cui significato a questo punto si può lasciar facilmete immaginare. Qui, al di là della rivalità calcistica con la società che ha vinto più campionati italiani, emerge, sebbene in modo scherzoso, un sentimento di rivalsa verso il ricco Nord considerato usurpatore. La “questione meridionale” affonda nel processo che ha portato l’unità del Paese, dove sarebbe stata attuata su piccola scala una sorta di colonialismo del Piemonte verso il Sud. Sta di fatto che in età preunitaria Napoli era una delle più grandi e sviluppate città europee. Significativamente la prima stazione ferroriaria della Penisola fu la seppur piccola Napoli-Portici. Per strada molti indossano la maglietta del Napoli, spesso proprio quella dell’epoca di Maradona, anche i ragazzi che fanno le limonate per strada, i quli indossano le maglie di Maradona del Napoli e della Nazionale Argentina. In occasione della vittoria dell’Argentina nel Campionato del mondo a Napoli si è festeggiato come se la città facesse parte del Paese sudamericano: l’amore dei Napoletani per il calciatore più rappresentativo ad aver vestito i colori del club della propria città è talmente enorme da sconfinare nel sentimento religioso. Diego Armando Maradona fu il primo calciatore e una delle pochissime persone nella Storia a vedere istituita una chiesa dedicata al proprio culto da vivente, l’Iglesia Maradoniana, fondata a Rosario in Argentina nel 1998. I fedeli tuttora si trovano in tutto il mondo ma prevedibilmente sono concentrati soprattutto in Argentina e a Napoli.

Limonate ai Quartieri Spagnoli
Ragazzi intenti a servire limonate indossando le maglie di Maradona del napoli e della Nazionale Argentina

L’arrivo all’iconico murale in Via Emanuele De Deo è un tripudio: accanto a quello più famoso con El Pibe de Oro con maglietta scudettata del Napoli che ce stanno altri che immortalano vari momenti della vita del giocatore, prendendo spesso spunto da fotografie divenute iconiche. L’autore del dipinto principale è  Mario Filardi, artista che quando creò l’opera aveva 23 anni. Impiegò esattamente due notti e tre giorni per realizzare l’opera, usufruindo di una colletta da parte del quartiere. Era un artista autodidatta nato in una famiglia dove nessuno aveva propensioni artistiche e per guadagnarsi da vivere faceva il cameriere. Come molti napoletani cercò fortuna girando per il mondo, imparando così molte lingue viaggiando. Lui scomparse nel 2010 a Zurigo in circostanze poco chiare, quando la sua opera più nota era già stata dimenticata da tempo, tanto che si stava quasi cancellando del tutto. Più recentemente, in concomitanza con il ritorno del Napoli ai vertici del calcio italiano, questo lavoro di street art è stato restaurato volontariamente nel 2016 dall’artigiano Salvatore Iodice, donandogli così una nuova e insperata fama.

Murale Maradona
L’iconico murale di Mario Filardi

Non manca inoltre un murale che vede il campione argentino nelle vesti di Papa. C’è spazio anche per altri idoli dei tifosi napolisti, tra cui spicca una versione del noto murale di Maradona che suggerisce un passaggio del testimone tra lui e l’asso georgiano Khvicha Kvaratskhelia.

Passaggio di consegne simbolico

La piazza è gremita come se fosse appena stata inaugurata, non si scorgono solo turisti ma anche gente del posto. L’adiacente Via degli Artisti omaggia ancora la napoletanità con il murale dedicato a Totò, Massimo Troisi e Pino Daniele. Continuando verso via del Corso si trovano ancora feticci della fede calcistica: da una mascotte di Topolino con la maglia del Napoli a una ragazza freestyler, che si esibisce facendo palleggi acrobatici, ovviamente indossando la divisa della principale squadra di calcio della città. 

Ragazza freestyler
Ragazza freestyler

Il traffico è rumoroso e i motorini sfrecciano sempre sul limite rischiando a volte l’impatto con i malcapitati pedoni: si attraversa la strada con il sottile brivido del rischio. Anche questo aspetto dona intensità alla visita di una città, che comunque sa regalare oasi di relativa quiete, come Fontana di Nettuno, davanti al municipio cittadino.

Fontana di Nettuno scaled
Fontana di Nettuno

Pecca aver trovato chiuso, oltre a Castel dell’Ovo, anche il Maschio Angioino. Napoli si mostra una città difficile, ma anche ammaliante e calorosa, forse dove più di qualsiasi altra al mondo si ha l’impressione di godere di uno strepitoso spettacolo immersivo, offerto senza dover pagare il biglietto.

Napoli vista panoramica 

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David Sciuga

Si è laureato con lode prima in Lettere Moderne poi in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi della Tuscia. Successivamente ha conseguito il Master di II livello in Management presso la Bologna Business School. La sua tesi di laurea magistrale “La critica della civiltà dei consumi nell’ideologia di Pier Paolo Pasolini” è stata pubblicata da "OttoNovecento", rivista letteraria dell'Università Cattolica di Milano, ed è tuttora disponibile sul portale spagnolo delle pubblicazioni scientifiche Dialnet. Da giornalista pubblicista ha lavorato per il Nuovo Corriere Viterbese e per diverse testate locali, inoltre è anche blogger e critico cinematografico. Ha collaborato con il festival teatrale dei Quartieri dell’Arte e con l’Est Film Festival, di cui è stato presidente di giuria. Come manager di marketing e comunicazione ha lavorato per STS Academy, agenzia di formazione di security e intelligence. Il suo racconto "Sala da ballo" è stato incluso nell’antologia del primo concorso letterario nazionale "Tracce per la Meta". Successivamente è stato premiato con il secondo posto al Premio Internazionale di poesia “Oggi Futuro” indetto dall’Accademia dei Micenei. È stato moderatore di conferenze di geopolitica dove sono intervenuti giornalisti di rilievo nazionale. L'animal fantasy "Due fratelli" è il suo primo romanzo, pubblicato con la casa editrice Lulu.com, a cui segue il romanzo di formazione "Come quando ero soldato". Collabora con il web magazine "L'Undici". Parla correttamente l'inglese, possiede elementi di francese e tedesco.

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