Celti, Germani e la relatività dei punti di vista

Celti, Germani e la relatività dei punti di vista

La Storia e la Storiografia ci insegnano come il nodo con cui un popolo vede se stesso e gli altri popoli è in relazione ai suoi rapporti con gli altri. Il processo che nei secoli ha portato alla presa di coscienza della distinzione tra Celti e Germani lo dimostra

 

A lungo gli antichi non distinguevano tra Celti e Germani, tanto che tuttora risulta non chiara attribuzione di alcune tribù all’una o all’altra popolazione. Considerati entrambi i gruppi genti fiere e aggressive, ma anche dei selvaggi in quanto scarsamente urbanizzati, erano accomunati dall’usanza di indossare pantaloni e lunghi mantelli. Le fonti antiche li descrivono fisicamente allo stesso modo, cioè con i caratteri fenotipici tipici degli uomini del Nord Europa: belli, possenti e dai colori chiari, con in più l’usanza da parte dei Celti narrata dallo storico greco di Diodoro Siculo di schiarirsi ulteriormente i capelli con acqua di gesso. Il gusto decorativo nelle produzioni di oreficeria era abbastanza simile sia presso i manufatti celtici che quelli germanici. Tuttavia i Celti avevano un livello di organizzazione maggiore, potendo annoverare una buona rete stradale che permise a Cesare di spostarsi comodamente nella sua più celebre campagna militare, come scritto nel suo De Bello Gallico. Entrambi comunque rappresentavano indistintamente l’”altrove della civiltà” per gli antichi, i barbari al di fuori di una rete culturale  e che vivevano, secondo loro, nell’arretratezza ferina. Se nelle mappe i Romani scrivevano “Hic Sunt Leones” per indicare l’Africa Nera con le sue insidie, quello a settentrione fu a lungo un relativo spartiacque concettuale, sebbene non mancarono mai fiorenti scambi commerciali, come dimostra la derivazione delle rune germaniche direttamente dall’alfabeto etrusco. Questo occhio di superiorità non lesinava anche considerazioni positive: questi barbari erano visti come depositari delle virtù dei padri che erano andate perdute, anticipando in qualche modo il mito del “buon selvaggio” del filosofo illuminista svizzero Jean-Jacques Russeau.

Distribuzione di Celti e Germani al tempo di Cesare
Distribuzione di Celti e Germani al tempo di Cesare

Fu proprio il  politico, generale e scrittore romano Gaio Giulio Cesare a distinguere tra Celti e Germani: affrontò entrambi vittoriosamente in battaglia e la più nota opera del celebre condottiero fu anche uno dei più interessanti trattati etnografici mai scritti. Successivamente Tacito nel suo “Gemania”, primo saggio etnografico in assoluto, entrò maggiormente nel dettaglio dei Germani e degli altri ceppi etnici che vivevano a Nord dell’Impero Romano. In definitiva Celti e Germani erano sinonimo di barbaro Nord. Spesso si è tirato in ballo la questione delle origini allogene come propaganda culturale per giustificare diversità di radici e quindi di identità, vere o presunte, a volte minimizzate, altre ingigantite, per corroborare velleità indipendentiste e altre volte, al contrario, per delegittimarle.

Giulio Cesare
Giulio Cesare

In questo senso è interessante notare un termine tedesco welschen, che era originariamente riferito ai Celti, derivante dal latino Volcae, etnonimo utilizzato da Cesare per indicare una delle tribù della Gallia. Dopo la romanizzazione di molti territori celtici, indicò, in contrapposizione ai Tedeschi, visti come eredi degli antichi Germani, i Francesi e gli Italiani, ma anche gli stranieri in genere; con diverse variazioni fonetiche, ricorre frequentemente anche nella toponomastica delle zone della provincia di Bolzano di lingua tedesca, testimone del precedente sostrato ladino, lingua alpina di derivazione neolatina. Deriva dal tedesco welsch il termine corrente per designare gli Italiani in alcune lingue slave, come il polacco włoch e il ceco vlach. Ha lo stesso origine Galles in Gran Bretagna, zona meno interessata all’arrivo delle tribù germaniche e che ha lungo ha mantenuto come una forma locale di Gaelico di derivazione celtica, ma anche “Valloni”, termine riferito ai francofoni del Belgio, Paese multilinguistico ma essenzialmente spaccato in due tronconi: quello dalla parlata neolatina a Sud e germanica a Nord, con i Fiamminghi che fanno uso del Nederlandese. Sarebbe opportuno ricordare che l’aquila germanica, stemma della Germania usato in forma differente già dal Sacro Romano Impero Germanico, non è altro che una riedizione dell’aquila imperiale di Roma, le cui legioni hanno portato come vessillo in tutto il mondo conosciuto.

Stemma della Germania
Stemma della Germania
Aquila romana
Aquila romana

Occorre considerare che i Franchi furono un popolo germanico che contribuì fortemente alla nascita della nazione francese, tanto che il nome del cui Paese mutò da Gallia a Francia. Dopo il crollo dell’Impero Romano i Franchi si unirono ai gallo-romani e costituirono un regno tra le attuali Francia e Germania, allargandosi poi in Italia centro-settentrionale. Carlo Magno, membro della dinastia carolingia da cui pretendono di discendere alcuni dei nobili europei, venne  incoronato imperatore del Sacro Romano Impero dal Papa. Chiaro era l’intento di ispirarsi alla grandezza di Roma, sebbene  la nuova compagine fosse per sua definizione intrisa di cattolicesimo e quindi troppo lontana dal suo spirito originale. Il Sacro Romano Impero venne visto come un primo tentativo di unire l’Europa e successivamente inteso come antesignano concettuale dell’Unione Europea.

Carlo Magno
Carlo Magno

Carlo Magno  è una figura storica contesa tra Germania e Francia da secoli. Quando la Germania Nazista nella Seconda Guerra Mondiale, dopo aver raccolto innumerevoli successi militari si trovò minacciata dall’avanzata russa a Est, mise in secondo piano la propaganda nazionalistica per porre l’accento su un’altra che vedeva l’esercito nazista difensore di tutta l’Europa, almeno di quella occidentale. Così da divisione impegnata contro l’Armata Rossa venne chiamata 33. Waffen-Grenadier-Division der SS Charlemagne. Sebbene all’inizio ci fu qualcuno che storse il naso, considerando l’imperatore per metà un “welschen”, prevalse il punto di vista abilitante di Hitler, che si inserì nella lunga lista di coloro, spaziando tra un ampio ventaglio di schieramenti politici, che lo considerava un padre dell’Europa. “Welschen”, tornò questa parola etnocentrica vagamente spregiativa, che potrebbe tradursi come “euroterrone”. Termine forse ormai desueto, ma che ci ricorda che ogni punto di vista è relativo.

Celti e Germani
Celti e Germani

 

Riferimenti bibliografici

T.G.E. Powell, I Celti,  Milano, EST, Milano, 1999

I Celti – Alle Origini della civiltà d’Europa, Firenze – Milano, Giunti Editore, 2005

Tacito, La Germania, Milano, RCS Rizzoli Libri, 2006

 

 

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David Sciuga

Si è laureato con lode prima in Lettere Moderne poi in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi della Tuscia. Successivamente ha conseguito il Master di II livello in Management presso la Bologna Business School. La sua tesi di laurea magistrale “La critica della civiltà dei consumi nell’ideologia di Pier Paolo Pasolini” è stata pubblicata da "OttoNovecento", rivista letteraria dell'Università Cattolica di Milano, ed è tuttora disponibile sul portale spagnolo delle pubblicazioni scientifiche Dialnet. Da giornalista pubblicista ha lavorato per il Nuovo Corriere Viterbese e per diverse testate locali, inoltre è anche blogger e critico cinematografico. Ha collaborato con il festival teatrale dei Quartieri dell’Arte e con l’Est Film Festival, di cui è stato presidente di giuria. Come manager di marketing e comunicazione ha lavorato per STS Academy, agenzia di formazione di security e intelligence. Il suo racconto "Sala da ballo" è stato incluso nell’antologia del primo concorso letterario nazionale "Tracce per la Meta". Successivamente è stato premiato con il secondo posto al Premio Internazionale di poesia “Oggi Futuro” indetto dall’Accademia dei Micenei. È stato moderatore di conferenze di geopolitica dove sono intervenuti giornalisti di rilievo nazionale. L'animal fantasy "Due fratelli" è il suo primo romanzo, pubblicato con la casa editrice Lulu.com, a cui segue il romanzo di formazione "Come quando ero soldato". Collabora con il web magazine "L'Undici". Parla correttamente l'inglese, possiede elementi di francese e tedesco.

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