Deforestazione e relazioni con la tecnologia 5G

Deforestazione e relazioni con la tecnologia 5G

L’Unione Europea, da molti anni a questa parte, sembra ridotta ad un acritico ricettacolo di accoglienza per tutte le
 
ingerenze esterne, anche quelle più discutibili, soprattutto se provenienti da alcuni ambienti ultra-capitalisti anglo-sassoni. 
 
Questo emerge anche alla luce delle correnti ambientaliste  del tutto funzionali a lasciare sottaciuto il fenomeno del disboscamento su ampia scala per far spazio a nuove tecnologie.
 
Vediamo infatti come una cosmesi ambientalistica si stia affermando in tutti i vari “movimenti naturalistici fashion”;
 
ossia quei movimenti forgiati nei laboratori del potere, frutto dell’ingegneria sociale e che portano, ad esempio,  una Greta Thumberg a presenziare in sede UE come “esperta di Covid”, cosa che sarebbe comica anche per Fantozzi.
 
Potremmo anche citare il tanto sbandierato “Green”  che viene usato come strumento per la rinnovata guerra fredda nel
 
meccanismo USA vs Cina, basato su narrative fondate sulla politica del terrore sparsa sui popoli e in special modo sul
 
cittadino medio, senza nessuna concreta volontà educativa per la conservazione ambientale.
 
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Legna tagliate
 

Il ruolo dello scientismo

 
Tanto è lo zelo mediatico delle sceneggiature del “Green” quanto invece è mantenuto silenzioso ogni racconto sul
 
disboscamento sempre crescente, a meno che questo non provenga da politici che è conveniente contrastare.
 
Nella normalità del nostro periodo storico tuttavia, la deforestazione selvaggia  viene nascosta dai registri narrativi mediatici
 
protesi al catastrofismo,  volti ad instillare senso di colpa nel popolo che, del tutto manipolato dal marketing dell’apocalisse si
 
inginocchia alla guru bambina abbandonandosi all’auto-fustigazione per l’uso delle bustine di plastica, salvo però ignorare che l’esercito americano inquina più delle cinque più grandi multinazionali esistenti, eppure le guerre non cessano.
 
Il popolo è ormai in balia di profezie scientiste d’un apparato tecnocratico che sostiene ricerche scientifiche eterodirette dalle oligarchie finanziarie e dagli speculatori che orientano il progresso verso ciò che è inutile per il popolo e che è invece utile alle loro speculazioni.
 
Ci riferiamo a quello scientismo che, sebbene si dimostri a parole preoccupato per l’ambiente, spesso si dimentica di trattare alcuni temi tra i più cruciali.
 
Non si fa menzione infatti del disboscamento che in Europa è quintuplicato negli ultimi cinque anni,  dell’inquinamento,
 
provocato anzitutto dagli eserciti delle potenze militari mondiali e dalle multinazionali, forse perché quest’ultime sono la
 
sorgente finanziaria per le campagne attivistiche di Greta sugli yacht dei lobbisti.

Quand’anche nel 2015 si riscontravano incoraggianti dati, il taglio degli alberi si è di nuovo impennato sino al 50% dal 2016 nelle nazioni dell’eurozona.

La rivista Nature, riporta in una sua ampia trattazione dati discordanti riguardo alla salute forestale rispetto a quelli forniti da Global Forest Change dell’Università del Massachussets.

Quest’ultimo istituto tiene conto principalmente della vegetazione alta, riportando di conseguenza uno scenario forestale pressoché immutato negli ultimi 6 anni.

Al contrario, Nature nel suo studio ha preso in esame tutti gli ambiti della flora arbustiva registrando un aumento del disboscamento del 49% e un aumento del danno alle biomasse del 69% rispetto agli studi complessivi del 2015.

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La situazione in Italia

In Italia, dove la stampa è quasi totalmente allineata, si avverte la pressione del dialogo con Huawei, la cui incalzante proposta – che di recente ha subito una battuta d’arresto – sta portando le tecnologie cinesi in competizione con quelle, tra gli altri, di Nokia, Vodafone e Apple.

Giuseppe Conte, nel primo allentamento del lockdown avvantaggiò la silvicoltura, una mossa
 
sicuramente in sovrapposizione con l’espansione della tecnologia 5G,  oltre ad essere di per sè anomala,
 
dal momento che non è certo buona norma andare al taglio forestale nei periodi di nidificazione degli uccelli.I risultati sono stati ovviamente disastrosi per le biodiversità.
 
Dietro la copertina scintillante e patinata del green e del cambiamento climatico,
 
glitterata come le borsette delle annoiate adolescenti che seguono Greta marinando la scuola (e i risultati si vedono)
 
si nasconde la guerra tecnologica tra il blocco euro-atlantico e quello cinese.
 
L’Italia è terreno significativo e centrale di scontro
 
A questo fatto ne risponde una assoluta irrilevanza della UE e della stessa Italia gestita da un regime tanto molle agli esteri quanto totalitario e prepotente agli interni.
 
Il Governo Conte 2 è composto essenzialmente da doping legislativo ,decreti incostituzionali e un esteso volume di
 
propaganda, il cui tanfo autoritario e dittatoriale è nascosto sotto la coprente acqua di colonia di un – solo apparentemente – mite avvocato.
 
Vediamo in realtà quest’ultimo nei panni di un bullo a reti unificate, vessatore del popolo, privato – bisogna ammettere – della
 
sua leadership a causa di falchi appollaiati (come Gualtieri) nei vari gabinetti e ministeri e nondimeno, dalla presenza di uno squallido lobbista:
 
Vittorio Colao, capo della task force per la Fase 2; uomo agli ordini di Vodafone e di Bill Gates e che telegoverna da Londra un
 
paese fondatore UE per creare sostanzialmente un laboratorio di sperimentazione sociale su tutto il territorio, finalizzato ad
 
espandere una iper digitalizzazione del Paese, senza alcuno scrupolo nello sfruttare come veicolo di queste operazioni l’emergenza (ammesso che tale sia) sanitaria del Covid-19.
 

Quadro internazionale dove agiscono Le grandi aziende hi-tech

 
Si osservi come sia forte la discordanza tra l’assoluto declino geopolitico dell’Italia e uno straordinario innalzamento dei
 
contenuti tecnologici interni, non certo finalizzati alla competitività concorrenziale del Paese con il polo tecnologico russo,
 
cinese o alla Silicon Valley negli USA, ma solo e soltanto al controllo interno sul popolo e a favorire il dominio del 5G.
 
Tali politiche, per gran parte riconducibili alla rivoluzione del 5g prevedono purtroppo un aumento ulteriore del disboscamento selvaggio.
 
Un’avanzata così aggressiva di questo fenomeno non può certamente essere arginata da un Paese privo di sovranità, nonché
 
teatro sensibile della lotta hitech feudale”:
 
– Nokia/Erikson, sospinti da Trump
 
– Vodafone/TIM/Iliad: onde “surfate” dalle oligarchie finanziarie, la cui azione ha garantito la presenza di Vittorio
 
Colao, certamente favorita anche dall’interposta azione di Mattarella e Ursula Von Der Leyen.
 
– In ultimo Huawei, nel cui binario si muove la potenza espansionistica Cinese ormai irrefrenabile, forte del 30% dei brevetti
 
tecnologici di tutto il volume del 5G e guastatrice dei sonni più sereni di Donald Trump e Steve Bannon.
 
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Vittorio Colao, Capo della Task Force governativa per la Fase 2
 
Quotidiani, telegiornali e media in generale sono consustanziali al regime sanitario e tecnologico che Giuseppe Conte sta
 
costruendo con mosse risolute e silenziose, incapaci quindi di restituire al popolo un’informazione reale sulle criticità che
 
subisce l’ambiente naturale italiano.
 
il popolo è del tutto in balia di una informazione controllata
 
non più riportata di pugno da inviati speciali sul campo, al contrario
 
 
mediante dritte di terza mano, elemosinate da qualche osservatorio dislocato dai punti d’interesse e completamente eterodiretto.
 

Gli interessi attorno alla tecnologia del 5G e le loro pericolose conseguenze

 
La prepotente ingerenza del 5G è senza dubbio una minaccia per gli ambienti forestali.
 
La  lotta dei colossi delle telecomunicazioni procede secondo il registro mafioso, basato su un ritmico
 
scardinamento delle autorità locali, come vediamo in questi giorni in Sicilia dove Wind e Vodafone sono in ricorso TAR contro il
 
comune di Messina e altre comunità più piccole come Nixos Giardini e Sant’Alessio.
 
Si sta ignorando sostanzialmente il “Principio di Precauzione” i cui procedimenti cautelativi sono riconosciuti sia nell’Earth
 
Summit di Rio de Janeiro nel 1992 sia nell’articolo 191 del Trattato di Maastricht, validato anche nella Costituzione Europea.
 
Deforestazione
Deforestazione
 
 
 
Riferimenti:
Articolo 191 della Costituzione Europea riguardo al “Principio di Precauzione”: Legislazione Europea
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Pat Antonini

Ha studiato letterature e lingue straniere moderne, collabora stabilmente con Hyperborea, Centro Studi Eurasia Mediterraneo, Dragonsword e Punto di Fuga

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