1992 quando la politica italiana rubava a tutti ma per tutti

1992 quando la politica italiana rubava a tutti ma per tutti

Se vi dovesse capitare di imbattervi nella serie cinematografica 1992, sappiate che non vedrete raccontata un’Italia diversa da quella che vi trovate a vivere oggigiorno. Un’Italia fatta di corruzione, denaro sporco e prese in giro;promesse fatte ad un popolo il quale, per sua natura strutturale, è da sempre più portato a farsi gabbare che a ingegnarsi per costruirsi un futuro solido e dignitoso.

Ecco dunque i guadagni facili, quelli offerti a giovani e belle donne, disposte a vendere il proprio corpo al potente di turno per entrare in televisione. Ecco politici attratti dal profumo della vecchia Lira e disposti, per considerevoli somme, a vendere appalti a quei costruttori bramosi di gloria.

 

1992 racconta in sostanza l’Italia; come era circa vent’anni fa e come è ancora oggi.

 

1992 è una serie TV del 2015 destinata a Sky cinema e nata da un’idea dell’attore italiano Stefano Accorsi, per la regia di Giuseppe Gagliardi. 

Ad essere raccontati con perizia narrativa, e con un approccio inevitabilmente verosimile, sono i fatti giudiziari di Tangentopoli. Episodi caratterizzanti la recente storia italiana che, per alcuni, furono il frutto di un crimine e di becero giustizialismo, mentre per altri una missione divina cui tessere lodi in nome del principio di legalità e costituzionalità.

mani pulite
Mani Pulite immagine tratta da www.conflittiestrategie.it

Sta di fatto che quanto messo in evidenza, dalle vicende narrate in 1992, dovrebbe far riflettere sulla drammatica realtà che prima, quando i politici italiani rubavano, lo facevano per forza di cose dovendo dare qualcosa in cambio ai cittadini. Il contesto internazionale, caratterizzato da Stati ancora sovrani, tra cui l’Italia, permetteva di gestire in casa i propri affari, senza il fiato sul collo di stringenti clausole e vincoli imposti dall’Unione Europea allora nascente. 

Necessario o non necessario, esagerato o congruo, il pool Mani Pulite ( il nome dato all’operazione giudiziaria presieduta da Antonio Di Pietro) porrà fine alla Prima Repubblica, aprendo la strada ad una nuova politica e, soprattutto ad un nuovo modo di fare politica. A trarre vantaggio dall’operazione Mani Pulite saranno infatti le nuove coalizioni di Centro Destra e di Centro Sinistra che si formeranno nel corso della Seconda Repubblica.

Una cesura storica importante, uno spartiacque che vedrà, a dispetto di ogni logica, proprio lo stesso Antonio Di Pietro entrare in politica da ex magistrato che, su quella politica aveva anni prima indagato. Del resto, assurdo ma vero, la Costituzione Italiana permette agli ex magistrati di entrare in politica. Giusto o no è pur sempre Costituzione. 

 

          Da quello che si può desumere dalla serie televisiva 1992, i politici di allora, a differenza di quelli di oggi, per poter rubare dovevano anche dare.

Una sorta di accordo tacito con la popolazione italiana che si trovava, suo malgrado, a dover sottostare a un clima di soprusi nella cornice dei quali, tuttavia, si stava tutto sommato bene. 

 

Crisi o non crisi che, quando più e quando meno c’è sempre stata, l’economia girava. Nel lontano, ma non troppo, 1992, l’economia girava perché l’Italia aveva una moneta propria ed una politica economica scevra dai dettami totalitari imposti da un’ Unione Europea appena nascente ( Trattato di Maastricht 1992). Un Italia che poteva di fatto autofinanziarsi con il suo stesso debito pubblico.

Non esisteva lo Spread (semplicisticamente differenziale) rispetto ad una fantomatica Germania che si faceva ancora gli affari suoi e nei propri confini territoriali. Non esistevano normative a livello europeo valevoli per tutti, ma che agevolavano solo pochi.

 

In sostanza, gli affari sporchi di una qualsivoglia politica,

quella italiana nel caso specifico, restavano affari interni. 

 

In 1992 viene chiaramente mostrato che i politici di allora, al di là dell’eticità delle loro azioni, erano politici di professione. Dei professionisti che avevano ben compreso che per poter fare i fatti loro dovevano necessariamente fare gli interessi di tutti e, il contesto internazionale, era tale da permetterglielo.

1992 mostra una situazione nella quale il potere, per dirla alla Andreotti, “logora chi non ce l’ha”. Una situazione, quella dell’Italia ’90, in cui il potere andava di pari passo con la levatura, se non morale, quanto meno cognitiva di chi governava. Se poi ci sta qualcheduno che considera il Bettino Craxi di allora equiparabile, in termini di spessore politico, a Luigi Di Maio di oggi…

forse si merita l’attuale classe politica che lo governa, come i nostri genitori si meritavano quella di allora. In fondo siamo tutti Italiani.

 

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Alessandro Gatti

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