Nel Black Mirror di Netflix anche le società liquide di Bauman sembrano un film

Nel Black Mirror di Netflix anche le società liquide di Bauman sembrano un film

In “Black Mirror” è lo sceneggiatore britannico Charlie Brooker, assieme ad altri registi, a dare corpo concreto al concetto di “Società Liquide” espresso da Zygmunt Bauman nei suoi numerosi saggi, quali “Vita liquida” e “Modernità liquida”. Brooker riprende il tema  della“liquidità” dell’esistenza contemporanea con una singolare quanto rivoluzionaria serie televisiva, andata in onda su Channell4 nel 2011 e poi su Netflix dal 2015.

“Black Mirror” è per l’appunto una serie di lungometraggi nei quali è la tecnologia a farla da protagonista, assieme ad una certa stravaganza di ambientazioni e contenuti futuristici. Un connubio di tecniche cinematografiche che si propongono al grande pubblico come un’originale quanto seducente visione distopica delle probabili implicazioni che il progresso avrà sulla società politica e sulle relazioni interpersonali.

 

 

Se per Bauman la “liquidità” dell’uomo contemporaneo è data da una sempre meno presente e meno percepita figura dell’autorità statale e dei suoi valori,

Brooker si concentra più sull’aspetto dell’identità individuale e della percezione dell’Io nella contemporaneità dominata dalla tecnologia.

 

Una contemporaneità fatta di mille distrazioni, che in in Black Mirror si caratterizza per dare corpo ad una serie di micro-mondi fittizi, alternativi e paralleli a quelli offerti dall’esistenza reale, nei quali l’essere umano si perde lasciandosi trascinare fino a smarrire la bussola dell’orientamento, tanto da non riuscire più a distinguere ciò che è reale da ciò che è finto.

Ed ecco che vediamo una città fantasma composta da palestre, stanze con le pareti di vetro e palcoscenici da reality show. In questi luoghi il dentro e il fuori si confondono in uno spazio solo e la popolazione è composta da persone il cui unico scopo, durante la giornata, è pedalare su cyclette per accumulare punti esperienza; una moneta virtuale da spendere nella personalizzazione di un proprio Avatar o nell’acquisto di oggetti digitali; finti. 

Bauman
Zygmunt Bauman teorico delle “Società liquide”

In questo scenario appare impossibile uscire dal circolo vizioso del like o guarire dalla febbre della visualizzazione. I personaggi convivono come in una realtà virtuale nella quale si affannano per accumulare questi “punti merito”. I “meriti” consentono di spostarsi, esplorando luoghi immaginari, come si fosse dei meri personaggi di un videogioco e permettono quella che il regista presenta come una sorta di scalata nella piramide sociale.

In questo marasma di finzione e alterità dell’Io è Bingham Madsen il protagonista che cerca di ribellarsi ad un sistema ormai radicato nelle abitudini sociali dei propri simili. Egli capisce che la vita è vuota, un frammento di “società liquide” per dirla alla Bauman.

Madsen comprende che ogni mattina si sveglia per inseguire uno scopo che altro non è se non l’approvazione della massa. Ecco come diventa proprio questa auto-consapevolezza il dramma esistenziale dell’individuo. Un Uomo -avatar che, se pur cosciente della propria condizione di alterità dal reale, sarà incapace di ribellarsi fino in fondo. Alla fine è proprio questa consapevolezza a lasciarlo corrompere dal sistema che egli vuole in un primo momento combattere.

Proprio nel momento in cui Madsen prova ad andare contro il sistema, quel sistema lo inghiotte e lo trascina nel baratro più profondo della massificazione. Come nel mito della Caverna di Platone, nel momento in cui il protagonista, l’eroe, apre gli occhi, si accorge che la luce della cosciente consapevolezza è proprio la leva che lo spinge a scegliere la via della massificazione. Rispetto all’uomo delle caverne di Platone, però, il quale spezza le catene dell’ignoranza per seguire la via della verità, l’uomo contemporaneo rappresentato dal Madsen di “15 Million Merits” in Black Mirror sceglie proprio le catene poiché sembrano lui convenire di più rispetto all’andare contro corrente.

Quest’episodio della serie Black Mirror, dal titolo ” 15 Million Merits“, è quanto di più realisticamente aderente all’idea che Zygmunt Bauman vuole esprimere di “Società liquide”. Le’ “Società liquide” sono quei contesti in cui l’individuo sceglie di seguire la via della massificazione perché non ha più l’educazione e la fermezza per esistere in un mondo fatto di solidità, certezze e concretezze.

Mentre l’uomo di Platone, una volta ritrovata la luce della conoscenza, ha bisogno di rompere quelle catene dell’ignoranza che lo tengono ancorato a terra, l’uomo della contemporaneità presentato da Black Mirror, una volta che si accosta alla vita reale, quella dell’essere umano, sente il bisogno di tornare nel suo mondo fatto di Avatar e soldi finti, poiché è oramai a quel mondo che sente di appartenere. Un frammento perso nell’inconsistenza di una moltitudine di “Società liquide”.

 

black mirror
Black Mirror logo serie Netflix

Bibliografia:

  •  Società Liquida, Umberto Eco ne La bustina di Minerva, L’espresso, 29 Maggio 2015,http://espresso.repubblica.it/opinioni/la-bustina-di-minerva/2015/05/27/news/la-societa-liquida-1.214625
  • Identità Liquida, Zygmunt Bauman, Editori Laterza, Bari, 2015
  • Vita liquida, Zygmunt Bauman, Editori Laterza, Bari, 2008
  • Stato di Crisi, Zygmunt Bauman e Carlo Bordoni, Einaudi, Milano, 2014
  • Documentario Netflix Black mirror, episodio “15 Million Merits”, 2011
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Alessandro Gatti

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